VASTO – E’ stato presentato ieri, nella Pinacoteca d’Avalos, lo studio “Lu Uastareule”, una ricerca linguistica sul dialetto/lingua vastese che mette in luce gli aspetti cruciali e le curiosità di una lingua viva, usata anche da chi non ha mai vissuto a Vasto, ma ne porta dentro le radici attraverso le parole tramandate. Lo studio porta infatti la firma di Ray La Verghetta, italoamericano di seconda generazione, nato e cresciuto a Baltimora. I nonni vastesi emigrarono negli Usa, ai primi del Novecento.
L’analisi, il cui titolo per intero è “Studio di una varietà linguistica abruzzese, Lu Uastareule”, delinea i principi e le varietà grammaticali e morfosintattiche rispetto alla lingua nazionale.
“A fare gli onori di casa – si legge in una nota – c’era l’assessore alla Cultura, Nicola Della Gatta, in rappresentanza del sindaco, assente per impegni istituzionali. Francesco Avolio, linguista e docente dell’università dell’Aquila, che ha sottolineato l’ampia descrizione e analisi di una delle più complesse e interessanti parlate dialettali dell’Abruzzo e dell’intera Italia centromeridionale”. Rispetto ai tanti studi precedenti della lingua vastese, “a cominciare dal Vocabolario vastese (fino alla lettera E, 1900) di Luigi Anelli e poi Ferrara, Spinelli, -continua la nota – la ricerca di La Verghetta riserva ampio spazio alla particolare fonetica del dialetto vastese, nel solco di un antico studio di Gustav Rolin. Il dialetto di Vasto negli Abruzzi, pubblicato in tedesco a Praga nel lontano 1908 e solo di recente tradotto in italiano, è dedicato soprattutto alla particolare fonetica del vastese. E per consentire a tutti di riprodurre quei suoni, La Verghetta usa l’alfabeto fonetico internazionale (Ipa), anziché i grafemi di Luigi Anelli. Questa scelta – specifica Avolio – se rende ostica la lettura a coloro che ignorano quel particolare alfabeto, dà alla ricerca una veste scientifica che va ben oltre i confini della Regione”.
Ray La Verghetta ha poi raccontato che lui, da bambino, era convinto che il dialetto dei suoi nonni fosse lingua italiana. Successivamente, si è poi accorto dell’interesse, e della scoperta della bellezza di quella lingua, pur così complessa. L’idea di una ricerca morfosintattica l’ha invece maturata durante i suoi studi di linguistica e d’insegnamento in varie università dell’America orientale.
“Per apprendere i suoni del nostro dialetto -conclude la nota – è venuto varie volte a Vasto per registrare numerose conversazioni con i vastesi più anziani, in grado di parlare quel dialetto antico. Il risultato di questo sforzo più che decennale è stato questo volume di oltre duecento pagine, con una ricchissima bibliografia pr chi volesse ulteriormente approfondire quegli studi”.