VASTO – C’è anche un po’ di “vastesità” in uno dei canti natalizi più celebri al mondo.
È più conosciuta come A Christmas Carol (“Un canto natalizio”), in realtà si chiama “In the bleak Midwinter (“Nel gelido/grigio, pieno inverno”) ed è una poesia e canzone natalizia che porta la firma di Christina Georgina Rossetti, poetessa inglese, figlia del più ben noto Gabriele Rossetti.
Scritta nel 1872 su richiesta della rivista Scribner’s Monthly, è stata pubblicata postuma solo nel 1904. L’inglese Gustav Theodore Holst ne è poi stato il primo compositore musicale due anni dopo.
Al testo, negli anni successivi, sono state adattate varie melodie. Una molto popolare è quella composta nel 1911 da Harold Darke, giudicata nel 2008 dal Choir of King’s College di Cambridge come la migliore tra le melodie delle canzoni natalizie. Parti del testo sono state più volte citate nella popolare serie tv di Netflix “Peaky Blinders”.
Oggi si tratta di uno dei brani più rivisitati al mondo. Solo nell’ultimo mese, sono nate centinaia di versioni che si possono ascoltare su You Tube.
Il testo è composto da cinque strofe di carattere religioso e parla della Nascita di Gesù, descritta – come da tradizione – in una gelida e nevosa giornata d’inverno.
Ci sono gli angeli, il bue e l’asinello e la classica cornice della Capanna. Ma è alla fine che il testo colpisce: la poetessa domanda se anche un povero è in grado di fare un regalo a Gesù. Doni materiali che può fare, ad esempio, un pastore che regala un agnello. Ma ciò non è possibile. Anche se può donare una cosa ben più importante: il proprio cuore.