L’incertezza va di pari passo col ritorno della paura. Ai lavoratori dei centri di riabilitazione della Fondazione Padre Alberto Mileno Onlus sembra di rivivere quel senso di precarietà provato tante volte tra il 2014 e il 2015, negli anni dei salari in ritardo. Stipendi dimezzati perché la Regione non ha ancora rinnovato i contratti con le aziende della sanità privata [LEGGI]. “E la storia, puntualmente, si ripete”, affermano i rappresentanti sindacali Daniele Leone e Antonio Del Casale della Cgil Fp, Donato Tricase della Cisl Fp, Camillo Di Felice e Sergio Argentieri della Uil Fpl.
La Fondazione, “guidata dal direttore generale, padre Franco Berti, e dal direttore amministrativo, dottor Francesco Nardizzi”, scrivono in una nota congiunta, “senza nessuna motivazione, l’ultimo giorno utile per il pagamento degli stipendi, tirano fuori dal cilindro uno scarno e scheletrico comunicato di pochissime righe, con il quale si informa i lavoratori e le forze sindacali che lo stipendio sarà erogato al 50%”.
I rappresentanti dei lavoratori lamentano “la chiusura nei confronti dei dipendenti, che regolarmente assolvono i loro doveri, e risolleva la mancanza di corrette relazioni sindacali mettendo in campo una condotta che ignora tutta la collaborazione ricevuta dalle organizzazioni sindacali, nel recente passato, per far fronte ad una gravissima crisi finanziaria. Questa amministrazione, purtroppo, non è nuova a queste sorprese, per cui i dipendenti che si stavano riprendendo proprio dall’ultima sofferenza economica, sebbene svolgano quotidianamente la loro missione lavorativa anche in condizioni di elevati carichi di lavoro e piante organiche ai limiti, all’improvviso si sono ritrovati di fronte ad un fatto dagli esiti incerti e imprevedibili, facendogli rievocare la paura di ricadere nel baratro dell’indebitamento”. I sindacati fanno sentire la loro voce, perché “ai dipendenti non è stato riconosciuto nulla, ma solo la condivisione della crisi. La preoccupazione, la rabbia e la paura è viva e palpabile tra i lavoratori, in quanto è diffuso il timore di andare incontro ad una situazione completamente nuova e diversa dall’altra volta, tant’è vero che le organizzazioni sindacali non sono state informate preventivamente”, nonostante sindacati e dirigenti “si fossero incontrati qualche giorno prima”.
Il personale torna sul piede di guerra. Convocata per il 14 febbraio dalle 11 alle 13 un’assemblea sindacale “per stabilire e condividere quali azioni intraprendere al fine di avere risposte concrete e non più rinviabili anche su tematiche poste, sistematicamente, all’attenzione della direzione e puntualmente ignorate”.
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