Il Tar di Pescara, nella seduta dell’8 giugno, ha sospeso l’ordinanza del Comune di Vasto con cui si intimava ai proprietari di dieci immobili di via Peschiera, via Bucci e via Nirico, traverse di via Roma, di “porre in essere tutte le attività e i provvedimenti necessari all’immediata cessazione degli sversamenti di acque nere sui terreni sottostanti il viadotto Histonium“. A dare il via alle indagini, che avevano poi portato all’emissione del provvedimento, era stato l’esposto presentato dai proprietari di alcuni terreni in fosso Anghella che lamentavano la presenza di liquami provenienti dalle abitazioni delle traverse di via Roma. La polizia municipale aveva così accertato che gli scarichi di alcune abitazioni non sono collegati (e non lo sono mai state) alla rete fognaria ma finiscono in un pozzetto e da qui nei terreni del Vallone.
[ads_dx]Una situazione che dura da decenni e che ha visto l’amministrazione comunale utilizzare il pugno duro nei confronti dei proprietari “che pagano regolarmente i canoni Sasi compreso quello per la depurazione”, aveva sottolineato l’avvocato Giovanni Di Santo, che rappresenta una parte dei residenti coinvolti. Gli altri cittadini sono rappresentati dall’avvocato Bertoncini. Dopo l’ordinanza del Comune che, di fatto, imponeva ai cittadini di non utilizzare più i servizi igienici, gli avvocati avevano presentato ricorso al Tar [LEGGI] che ha dato loro ragione. Il tribunale amministrativo regionale ha ritenuto che “non appaiono giustificate le ragioni d’urgenza adotte dal Comune a sostegno dell’omissione delle garanzie partecipative visto il tempo decorso dall’epoca degli accertamenti esperiti ed ultimati il 22/11/2017 sino alla data di adozione del provvedimento, il 27/02/2018″. Quindi, secondo i giudici pescaresi, “al pregiudizio prospettato può ovviarsi ordinando all’amministrazione di rinnovare il procedimento nel contraddittorio con i ricorrenti nonchè con la Sasi indicata in atti quale società concessionaria del servizio”.
Si tornerà quindi in aula l’8 febbraio 2019 per ripartire con il procedimento e dirimere finalmente la questione. “Il Tar – commenta l’avvocato Di Santo – conferma la nostra tesi, cioè che non era giustificata la procedura utilizzata dal Comune che, di fatto, ha escluso il reale contraddittorio con i cittadini. Nel corso dell’udienza i legali hanno rappresentato quello che è l’aspetto fondamentale di tutta la vicenda. “Il problema contestato riguarda un intero quartiere e, di conseguenza, non è pensabile che si tratti di un abuso così esteso quanto, piuttosto, di una situazione preesistente della quale neanche il Comune è a completa conoscenza”. Riconosciuto anche un altro aspetto sottolineato già nelle fasi precedenti dai due legali vastesi. “I giudici del Tar hanno imposto al Comune di coinvolgere la Sasi che, sino ad ora, era stata tenuta fuori dall’amministrazione comunale”.