1 portiere, 2 terzino destro, 3 terzino sinistro, 4 mediano, 5 stopper, 6 libero, 7 ala destra, 8 mezzala destra, 9 prima punta, 10 mezzala sinistra, 11 ala sinistra. Tanti, tanti anni fa i numeri di maglia andavano in simbiosi con i ruoli. Ci potevano essere delle eccezioni in base al modulo; quelli citati corrispondono al più classico dei 4-4-2, poi in un sistema di gioco diverso il 10 poteva essere il fantasista e l’11 la seconda punta ma comunque gli undici titolari avevano sulle spalle i numeri (senza i nomi) che andavano appunto dall’1 all’11. Il secondo portiere aveva il 12 e via via le riserve. Stop.
Intorno alla metà degli anni ’90, contestualmente all’introduzione dei numeri di maglia fissi per tutta la stagione sulle spalle di un calciatore e il cognome stampato sulla casacca (rivoluzione risalente al 1995-96 per quanto concerne i campionati italiani) si iniziarono a vedere i numeri più disparati sulle maglie dei calciatori. Ne ricordiamo qualcuno, sicuri di ometterne altri per la vastità dell’argomento.
Christian Vieri è per tutti il numero 32. Da quando prese questo numero di maglia nella Lazio a fine anni ’90, il 32 è divenuto sinonimo di bomber di razza, quale era “Bobo” in quegli anni. Cristian Brocchi, grande amico e socio in affari di Vieri ha preso anch’esso il numero 32. Vincent Candela arrivò a Roma nel gennaio 1997 e trovò tutti i numeri “occupati”. Prese il 32, salvo poi cambiarlo con il 5 nella stagione successiva, che si rivelò negativa per il talentuoso terzino francese che, a partire dalla stagione 1998-99 tornò a vestire per motivi scaramantici la numero 32. Ivan Zamorano, attaccante cileno che ha vestito la maglia dell’Inter a fine anni ’90, aveva un compagno d’attacco al quale era difficile (anche per motivi di sponsorizzazione) non lasciare la numero 9, ovvero Luis Nazario da Lima Ronaldo che, dopo il primo anno con la 10 si impossessò della casacca numero 9. Zamorano allora prese la 18, con un piccolo espediente: fu stampato un segno + tra i due caratteri cosicché la somma risultava essere 9.
Leggende nate all’ombra del Colosseo vogliono che nell’estate 2000 ci fu un’asta (il ricavato della quale sarebbero andati in beneficenza) tra Vincenzo Montella e Gabriel Omar Batistuta. Il bomber napoletano offrì evidentemente più di Batigol e l’attaccante argentino prese la 18. Un numero che spesso negli ultimi anni è stato molto ambito è il 99, Antonio Cassano docet. Il Perugia ci ricorda due chicche numeriche. L’attaccante ecuadoriano Ivan Kaviedes con la maglia dei Grifoni umbri aveva il numero 33 ma, poiché non gli era stata concessa la ambita numero 9, al posto del cognome aveva sulla maglia la scritta “Nine”. Fabio Gatti scelse nelle fila degli umbri la casacca numero 44 per ricordare la canzone dello Zecchino D’Oro.
Chicca internazionale è quella dell’ordine alfabetico per la numerazione (Maradona escluso naturalmente) che adottò l’Argentina nel Mondiale 1978. Si trovò con la casacca numero 1 il centrocampista Beto Alonso e nel 1982 un altro centrocampista, Osvaldo Ardiles. Un campione internazionale con un numero fuori dal comune per quegli anni era Johan Cruijff, famoso per il suo 14 con Ajax e nazionale olandese. Da quando nelle rose delle prime squadre sono inclusi anche giovani della Primavera non è più raro vedere spesso giovani promesse esordire con numeri sulla quarantina e cinquantina. Un esempio: Mario Balotelli ha iniziato con la 45 ed è rimasto affezionato al suo numero da “primavera” (a meno che anche Super Mario pensi ad una addizione tra le due cifre stile Zamorano). Numero che va per la maggiore ormai da decenni è il 23. David Beckham, abbandonata la 7, prese il 23 al Real Madrid e nella sua parentesi milanista dovette optare per il 32 (invertendo le cifre) perché Massimo Ambrosini non avrebbe mai ceduto la sua storica 23 (scelta per onorare il suo idolo cestistico Michael Jordan).
I portieri con numeri stravaganti sono stati tanti, a quelli già citati nell’articolo “Quando la fantasia va in porta” aggiungiamo Salvatore Soviero con la numero 8, Cristiano Lupatelli con il 10 al Chievo e Luca Bucci che con il Parma vestì invece la numero 5.
I numeri di maglia più disparati ormai sono all’ordine del giorno e sono scelti in base a numeri fortunati, anni di nascita, giorni che ricordano la nascita di figli o fidanzate, ma il fascino della numerazione classica non ha paragoni, soprattutto riferita ad un numero che non subisce mai svalutazioni, ovvero la casacca numero 10.