Il gol è l’essenza del calcio, è un esplosione che pervade il corpo di chi buca la rete, dei compagni di squadra del marcatore e dei tifosi assiepati sugli spalti. Molti calciatori si limitano a definirla come un’emozione spesso indescrivibile e in alcuni casi non ricordano di preciso cosa hanno fatto dopo aver visto la propria sfera finire nella porta avversaria: si parla appunto di un’emozione fuori da ogni schema. C’è chi corre sotto la curva dei propri sostenitori, chi ringrazia il compagno che gli ha fornito l’assist vincente, chi chiama a raccolta tutta la squadra per un abbraccio collettivo. Le esultanze nel calcio sono talmente tante che, nell’epoca moderna soprattutto, sono diventate marchio di fabbrica di alcuni calciatori. Ne elenchiamo alcune, certi di dimenticarne tante altre.
In principio fu Fabrizio Ravanelli. L’attaccante umbro, vincitore di una Champions League e di uno scudetto con la maglia della Juventus, nonché di un altro titolo nazionale con quella della Lazio, ha dato il via negli anni ’90 alle esultanze “particolari” con il suo marchio di fabbrica dopo il gol: maglia da gioco a coprire il viso e corsa cieca e sfrenata a braccia divaricate. “Penna Bianca” (per i tifosi italiani, “Silver Fox” per quelli del Middlesbrough, in cui approda nell’estate del 1996) si può dire sia stato un precursore delle esultanze speciali nel nostro campionato.
Nella categoria “esultanze acrobatiche” vanno inserite di diritto capriole e ruote di ogni genere, in bello stile come quelle di Miroslav Klose, da circo come quelle di “Oba Oba” Martins, fino a quelle di Babayaro, Hernanes, Fernando Couto, Nani e addirittura Alex Del Piero, che si lasciò andare ad una capriola europea dopo una punizione vincente messa a segno contro lo Zenit San Pietroburgo nella fase a gironi della Champions League 2008/2009. Tanti calciatori hanno festeggiato il gol con la capriola, qualcuno con la variante della ruota, come ad esempio Kevin Prince Boateng, che in occasione di un gol fantastico messo a segno contro il Barcellona a San Siro nella Champions 2011-2012, mandò in visibilio i tifosi rossoneri con una ruota e una capriola, una dopo l’altra. Un’esultanza simile, con la ruota, che si fondeva con passi di capoeira, veniva messa in scena da Amantino Mancini nei suoi unici anni gioiosi in campo, quelli passati all’ombra del Colosseo in maglia giallorossa.
Marchi di fabbrica, in alcuni casi veri e propri gesti identificativi di un calciatore sono il ciuccio di Francesco Totti, la linguaccia di Alessandro Del Piero, il violino di Alberto Gilardino, il “non vi sento” di Luca Toni e l’ “avete visto?” di Giampaolo Pazzini, l’airone di Andrea Caracciolo la mitica mitraglia di Gabriel Omar Batistuta, emulata di recente da Daniel Pablo Osvaldo e, per rimanere in giallorosso, l’aeroplanino di Montella (primi decolli a Marassi con la maglia del Grifone), il gesto delle orecchie (nato come riposta polemica alle contestazioni della Sud) di Marco Delvecchio, il taglio della gola di Vucinic (nato a Lecce però) e il coltello tra i denti di Fabio Borini.
Altre esultanze particolari sono l’implosione dell’australiano Mark Bresciano, che trattiene la gioia del gol in una posa da mimo, il “mostrare i muscoli” di Mario Balotelli (di solito parsimonioso nelle esultanze), il gesto da sciuscià (il suo soprannome) di Checco Moriero. Il centrocampista salentino lustrava spesso, in maglia interista, gli scarpini di alcuni suoi illustri compagni come Alvaro Recoba e un certo Luis Nazario da Lima Ronaldo dopo che questi erano andati in gol. Celebre un’esultanza “di coppia” firmata Del Piero e Alessio Tacchinardi che ad Udine nella stagione 1997/1998 si lasciarono andare, dopo un gol di Pinturicchio, al ritmo di una canzone che entrambi ascoltavano a ripetizione in ritiro. Recentemente l’esultanza di coppia di Yuto Nagatomo e Antonio Cassano in maglia nerazzurra ha portato l’inchino tipico delle culture orientali nel nostro calcio.
Alcune esultanze hanno anche alzato un vespaio di polemiche: ne ricordiamo qualcuna. Paolo Di Canio, nel 1989 e poi di nuovo nel 2005, esultò in maglia laziale sotto la curva romanista dopo un gol nella stracittadina della Capitale. Enzo Maresca in bianconero, provocò i tifosi del Torino con le corna, marchio di fabbrica di Marco Ferrante in granata. Robbie Fowler mimò una “sniffata” sulla linea di fondocampo dopo una rete messa a segno con la maglia del Liverpool.
Rimembriamo poi, per i nostalgici del calcio anni ’90 (come chi scrive), l’indimenticabile trenino biancorosso del Bari e la Macarena del Piacenza tutto italiano di Pasquale Luiso e compagni.