Un concept album meta-narrativo che attraversa le dodici stanze della vita.
“C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze, nessuno può ricordare la prima perché quando nasciamo non le vediamo, ma pare che questo diventa possibile nell’ultima che raggiungeremo.E quindi si può tornare alla prima e ricominciare..”
“Stasera vorrei portarvi in giro per le “stanze”, sapete abbiamo una buffa abitudine , quella di dare per scontate le cose belle, le stanze sono ‘cose’ bellissime che abbiamo inventato perché ne abbiamo bisogno.
Abbiamo creato la musica, la poesia e spazi infiniti delle nostre esistenze; hanno odori, luci, colori ed io le ho studiate e stasera vorrei condividerle con voi . Per entrare in una stanza ‘parto da fuori”..
Il primo brano è quello che mi ha riportato a scrivere proprio quando ero uscito da una stanza ed è stato così che ho scoperto il volo di un uccello, l’ho seguito millimetro dopo millimetro, perdendomi nell’osservare il battito di ali “Following a bird”.
“Ho trovato importante imparare il concetto di ‘perdere’. Sono molte le cose ritenute ‘fighe’ da perdere piuttosto che quelle brutte, come perdere il pregiudizio, il dolore, l’ego, ecco quando perdiamo queste cose siamo pronti a volare. Mi auguro che impariate a ‘perdere’ per ritrovare altre stanze. Sono così importanti che non ci rendiamo conto, condizionano la nostra vita, il lavoro che facciamo. Per chi fa un lavoro come il mio, le ‘stanze’ sono essenziali.
I brani si susseguono, abbiamo cominciato osservando un ‘volo’, e pian piano ci troviamo metafora dopo metafora, in un corridoio breve, l’anticamera di un’altra stanza, emozionati, come nel ripercorrere le nostre vite, ognuno con la propria; gioie, dolori, entusiasmi, affanni da accogliere e abbracciare.
“Ho con me stasera, due musicisti che raccontano la mia storia ed un fratellone (il mio pianoforte, che mi segue ovunque e a volte diventa il mio monolocale), sono due musicisti, Shopen e J.S. Bach, quest’ultimo detto il vecchiaccio. Con loro mi scuso in anticipo. Parto da Bach e finisco con Bosso ed è dura vivere con lui, me.
Un applauso che sembra non finire mai ad accogliere le sue parole, il modo di sorridere che prende posto, brano dopo brano, parola dopo parola, dentro di noi.
“Dovete sapere che Shopen era famoso per non essere un campione di fortuna. Un uomo che aveva la tubercolosi che stava con l’unica donna che fumava nell’800, George Sand.
La salute cagionevole di lui peggiorava negli anni ed i medici gli consigliarono un ambiente più salubre, un posto con un clima migliore. Grazie all’aiuto economico dell’amico List, perché tra le sventure era anche in bancarotta, lui e la sua donna partirono per Maiorca, posto notoriamente caldo che si rivela invece essere in quell’anno il più freddo in assoluto, ovviamente lui peggiora.
Nell’albergo dove alloggiavano si accorsero che lui era malato di Tbc e per questo motivo vengono cacciati.
Nell’800 Shopen e Sand non erano sposati e ciò aggravava notevolmente la loro posizione, in un’isola tra l’altro molto cattolica.
Nessuno darà loro una stanza dove ripararsi, ritrovandosi per strada a Maiorca mentre allo stesso tempo l’albergatore bruciava ciò che era rimasto nella sua stanza per eliminare eventuali contagi della sua malattia. Si rifugiarono in una Abbazia abbandonata.
“Tra queste mura fredde ed umide vedo l’anticamera della mia morte..” scrive a List che gli risponderà che lui non è certamente un campione di fortuna ma neanche di allegria”.
Il miracolo della musica, accade, perché dove c’è un problema, questo diventa un’opportunità.
In quei giorni Shopen scriverà 24 preludi per pianoforte, meravigliosi, una rivoluzione per il mio ‘fratellone’.
Ci tranquillizza, secondo lui, dicendoci che non suonerà 24 preludi..
L’atmosfera che si respira attraverso la musica è avvolta di magia, entrare nelle ‘stanze’ è stato naturale, Ezio Bosso sembra aver preso per mano ognuno di noi, in un percorso sensoriale, emotivo, dove la musica è ora aderente ai nostri corpi, entrata attraverso le emozioni per nutrirci.
“Bach scriveva stanze, le sue cantate sacre si chiamano stanze e sono preghiera, canzoni; i trovatori cantavano stanze, perché la musica accoglie. Per cosa è famoso Bach? “La suite”, che da sempre è la stanza più In dell’hotel. Andiamo insieme in questa suite? “Questa musica è così bella che quasi non riesco ad alzarmi….” E ci fa nuovamente sorridere di lui, con lui.
Sconcertante bellezza che arriva da questo artista, nell’invitarci a riflettere senza ragionare troppo, su come ci si sente nel ‘lasciarsi cullare’, istintività dell’ascoltare, comprendere.
“Sono direttore d’orchestra e come tale mi faccio un po’ gli affari di tutti. Nella musica c’è uno che la scrive ed è Bach o Shopen ed è quindi sua, poi diventa di Ezio o di qualcun altro che la suona. La musica è di tutti noi. Se andate a cercare la musica, troverete tesori infiniti.
“C’è una stanza dove ogni tanto devo tornare. Grazie al mio fratellone ho avuto l’opportunità di conoscerla per accettarla. Devo dire che una stanza in particolare non mi è stata proprio simpatica..”
Abbiamo un po’ tutti la tendenza a vedere la vita come da A a B.
Tutte le religioni hanno diverse teorie: noi esistiamo per sempre perché ci sono 12 stanze.
12 sono i numeri fondamentali dell’esistenza dell’umanità, 12 i pianeti, 12 gli apostoli, il 12 è nella cultura ebraica, 12 è il numero che dà equilibrio a tutto. Perfino le 12 note. E noi siamo composti da 12 stanze che ricorderanno e ci ricorderanno.
La parte che mi piace di più è nella 12ma che non è l’ultima, in fondo non siamo in grado di ricordare la prima perché quando nasciamo è il grembo materno. In altre culture è il ‘cuore’ .
Quando si arriva e si raggiunge la 12ma stanza siamo pronti a ricominciare. “Questo pensiero mi piace molto:
Stanza non vuol dire ‘fermarsi’ ma ‘prendere stanza’, prendere coscienza di se stessi e aprirsi agli altri.
Da qui nasce la musica, come una frase che nasce ogni volta e che si ricostruisce, come dopo guerre o terremoti: è la libertà che abbiamo dentro da cogliere ogni giorno”
La musica, la facciamo per dare un messaggio, quando suoniamo meglio il nostro ‘compagno’ suona meglio. A volte siete voi, pubblico a spronarci e suoniamo tutti insieme. Allenare il sorriso a sorridere a chi ci sta a fianco. Vi auguro di allenare il vostro sorriso ogni giorno.
Sul suo ultimo brano cominciano ad alzarsi gli spettatori, uno alla volta, una fila dopo l’altra. Tutti insieme in silenzio sulle ultime note che sembrano afferrarci per restare dentro una tasca interna, dentro una “stanza”.
Gli rivolgo una domanda:
– Ezio Bosso, cosa direbbe a qualcuno che fa fatica a restare nella sua stanza? Un consiglio per viverci bene e per uscire, passare alla successiva?
– “Non ho ricette, faccio musica, vivo dentro la musica. Ognuno deve trovare la propria risposta. Sono solo una ‘persona’.
“Meravigliosa”, aggiungo istintivamente e lo ringrazio per questa eredità che regala a tutti noi.
Patrizia Angelozzi
Biografia Ezio Bosso
Ezio ha cominciato lo studio della musica a quattro anni con una prozia pianista. Si forma poi a Vienna, sotto la guida di Streicher e Österreicher e Schölckner.
Da anni è ormai considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione.
Il suo stile cellulare e la sua ricerca sinestetica, il suo approfondito lavoro sugli strumenti ad arco e la agogica, così come il suo avvicinarsi a diversi linguaggi musicali, e la sua ricerca sul concetto di musica empatica sono riconosciuti da pubblico e critica in tutto il mondo.
Sia come solista, che come direttore o in formazioni da camera si è esibito nelle più importanti stagioni concertistiche internazionali; come Royal Festival Hall, Southbank Center London, Sydney Opera House, Palacio de las Bellas Artes di Mexico city, Teatro Colon di Buenos Aires, Carnegie Hall NYC, Teatro Regio di Torino, Houston Symphony, Auditorium Parco della Musica Roma.
Vincitore di importanti riconoscimenti, come il Green Room Award in Australia (unico non australiano a vincerlo) o il Syracuse NY Award in America, la sua musica viene richiesta nella danza dai più importanti coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela, nel teatro da registi come James Thierrèe e nel cinema ha collaborato con registi di fama internazionale tra cui Gabriele Salvatores.
Per Salvatores ha composto la famosa e innovativa colonna sonora per quartetto d’archi del film “Io non ho paura”.
Vive a Londra, dove è stato direttore stabile e artistico dell’unica orchestra d’archi di grande numero inglese: The London Strings.
Dal 2013 su suggerimento di Gidon Kremer, Il famoso Violoncellista Mario Brunello gli scrive chiedendo di incontrarlo. Da questa casualità è nata una intensa collaborazione in duo pianoforte e violoncello e una profonda amicizia.
Nel 2014 ha debuttato con la sua Fantasia per Violino e Orchestra alla testa di London Symphony Orchestra con Sergey Krylov al violino solista. Dal loro incontro è nata una collaborazione continuativa che li vedrà impegnati anche in duo e in trio per le prossime stagioni.
Nel 2015 The Arts News Paper e Penelope Curtis (il direttore di Tate Britain) hanno definito il suo concerto alla Ikon Gallery all’interno dell’opera 3 Drawing Rooms del suo amico fraterno David tremlett l’evento artistico dell’anno del Regno Unito.
Sempre nel 2015, Ezio è stato scelto dall’Università Alma Mater di Bologna (la più antica università del mondo occidentale) per comporre e dirigere una composizione dedicata alla Magna Charta dell’Università che contiene il primo inno ufficiale di questa importante istituzione mondiale.
Impassioned hardly describes the way he dances with and virtually undresses his instrument. I loved it. – Jenny Gilbert, The Indipendent
© 2015 Ezio Bosso – info[@]eziobosso.com
ha cominciato lo studio della musica a quattro anni con una prozia pianista. Si forma www.eziobosso.com
www.facebook.com/Ezio-Bosso-60850238032
www.youtube.com/user/buxusconsort