“Il mio compito non è sconfiggere le mafie, questo è compito delle forze dell’ordine e della magistratura. Il mio impegno è quello di salvare i giovani, di fare in modo che non finiscano nelle mani delle mafie ed è per questo motivo che giro tutta l’Italia per incontrare i ragazzi nelle scuole, nelle piazze, nelle associazioni, nelle parrocchie. Ho perso un figlio ma ne ho guadagnati altri mille. Tutti voi che mi avete ascoltato siete, per me, miei figli”.
Pinuccio Fazio è il padre di Michele, 16enne ucciso da un proiettile vagante la sera del 12 luglio 2001. Michele stava rientrando a casa per cenare con tutta la famiglia, quando è stato raggiunto da uno dei colpi esplosi nel corso di un regolamento di conti fra bande rivali, tra i vicoli di Bari vecchia. Dopo tanto dolore, i genitori di Michele hanno trovato la forza di parlare e raccontare la storia del figlio, i suoi sogni, le sue speranze. Ma, soprattutto, sono riusciti a perdonare i colpevoli, coetanei del ragazzo.
“La tragedia è successa nel 2001, però ho cominciato a muovere le acque dal 2003, dall’archiviazione, perché non è possibile archiviare un caso del genere”, racconta Pinuccio. “Da allora non mi sono più fermato”.
Alla fine, però, qualcosa si è mosso: nel 2004 il caso è stato riaperto e, nel maggio del 2005, i colpevoli sono stati arrestati, grazie al lavoro delle istituzioni e alla determinazione di Pinuccio e di sua moglie Lella che non si sono mai arresi, continuando a cercare la verità e la giustizia.
“Quando sentivamo confusione, io e mia moglie ci rintanavamo in casa, dicendo che era meglio farsi i fatti propri, che la cosa non ci riguardava – ricorda Pinuccio – Dopo l’uccisione di nostro figlio Michele, abbiamo capito che non possiamo restare estranei a ciò che riguarda il rispetto della legge, la capacità di cambiare il presente e di costruire il futuro. La vita tutta ci riguarda, il presente e il futuro urlano il bisogno di mani oneste e di vite trasparenti che costruiscano una vita nuova e migliore”.
I genitori di Michele hanno fondato l’associazione culturale Michele Fazio, “non solo per tener vivo il ricordo di nostro figlio – spiega Pinuccio – ma anche per riprenderci il nostro quartiere di Bari vecchia, per strapparlo alle mafie”.
Nel 2004, Pinuccio e Lella hanno incontrato Don Luigi Ciotti e Libera e hanno iniziato il loro percorso con l’associazione.
“Libera ha fondato la propria attività sul binomio memoria e impegno. Se non facciamo impegno della memoria, stiamo soltanto ricordando”, sottolinea Gilda Pescara, responsabile del presidio di Chieti. “Ricordare è importante, ma il senso vero di questo percorso è quello di darci tutti da fare affinché le cose possano cambiare. Attraverso le storie, come quella di Pinuccio, riusciamo anche ad avvicinarci di più agli altri e a costruire quella comunità che è il primo, necessario anticorpo al dilagare delle mafie”.
L’incontro di questa mattina, tenutosi nell’auditorium del Polo Liceale Pantini-Pudente, ha coinvolto gli studenti di sette classi della scuola media “Paolucci”, ed è, come spiegano i docenti, “il punto di arrivo di un percorso iniziato a novembre, che ha previsto un’attività di riscrittura sulle vittime della mafia”.
Maurizio Di Cintio, vicepreside della scuola, si dice “ammirato dall’iniziativa di Libera che coinvolge gli istituti scolastici. Come docenti ci troviamo spesso impegnati nella lotta all’illegalità, non è raro confrontarsi nel quotidiano con piccoli o meno piccoli soprusi”.
All’evento erano presenti il maggiore Amedeo Consales e il maresciallo Antonio Castrignanò. “Non si può accettare un dolore simile – afferma Consales – ma bisogna cercare di trasformarlo in qualcosa di positivo, come è stato fatto da Pinuccio Fazio, che gira l’Italia per diffondere, soprattutto nelle nuove generazioni, l’importanza del rispetto delle regole. Ognuno di noi deve dare il proprio contributo, deve essere una piccola tessera di un immenso puzzle, che dobbiamo comporre tutti quanti insieme”.
“Momento di straordinaria importanza, Pinuccio Fazio combatte una battaglia giusta e ci porta una forte testimonianza”, commenta l’assessore all’Istruzione e Politiche comunitarie, Anna Bosco, che, rivolgendosi agli studenti, aggiunge “è importante conoscere la storia di Michele e sono sicura che alla fine della giornata ognuno di voi si sentirà investito da una grande responsabilità: quella di costruire una memoria collettiva unita e condivisa”.