Sono giorni di incontri e di attesa quelli che vivono tutte le persone coinvolte nella vicenda Laterlite, l’azienda che produce argilla espansa a Lentella. Lunedì pomeriggio, nella sala consigliare del comune del Vastese, l’amministrazione guidata da Carlo Moro ha incontrato le istituzioni a tutti i livelli con l’obiettivo di sensibilizzare verso la paventata chiusura dello stabilimento. E’ in questo incontro che è nata la possibilità di recarsi in regione a L’Aquila, per parlare con i tecnici dell’ente e con i componenti della IV commissione Attività produttive.
E proprio da questo incontro, che si è svolto ieri nel capoluogo di regione, è venuta fuori una soluzione che potrebbe scongiurare la chiusura degli impianti con 70 persone che rimarrebbero senza lavoro. L’azienda, come ha ribadito più volte il presidente Corrado Beldì, è intenzionata a restare nel territorio. Una soluzione potrebbe essere quella di una riduzione della superficie da utilizzare per l’estrazione dell’argilla, dai 2 milioni e mezzo di metri cubi a 900mila. Questo permetterebbe all’attività di proseguire per qualche anno, in attesa dell’elaborazione e approvazione di un nuovo progetto secondo le indicazioni del comitato VIA.
L’esposto del Wwf. “Si fa presente che nel 2010 era stato già bocciato dal comitato VIA un precedente intervento proposto dall’azienda. Solo durante l’iter procedurale, controllando le foto aeree, i funzionari regionale si erano accorti (evidentemente non era emerso nella documentazione prodotta dall’azienda), che una parte consistente del materiale, circa 300.000 metri cubi, era stato già estratto in maniera, secondo il Comitato VIA, abusiva! La ditta stessa presentò all’inizio del 2011 una richiesta di Valutazione in Sanatoria per tale estrazione. Una procedura, quella della sanatoria ex post, la cui legittimità è quantomeno dubbia. La Corte di Giustizia Europea e la Cassazione Penale hanno espressamente negato questa eventualità per le opere già realizzate poiché le valutazioni ambientali devono per legge essere condotte nella fase progettuale preliminare. Il perito nominato dalla regione ha accertato per questo escavo un guadagno per la Ditta di 970.000 euro. Nonostante una diffida inviata già allora dal WWF, nel 2012 il Comitato VIA rilasciò il parere positivo in sanatoria comminando una multa di soli 48.950 euro perché la ditta non era “recidiva”. Evidentemente il comitato VIA non può essere certo tacciato di mantenere un atteggiamento punitivo per l’azienda. Inoltre, in quella prima procedura era emerso che, al contrario di quanto affermato dalla Ditta negli studi depositati, l’area è sottoposta a vincolo idrogeologico. Più recentemente l’Autorità di Bacino ha addirittura chiarito che la zona proposta per la cava è stata classificata nel Piano di Bacino del Trigno come sito ad elevato rischio di frane. E’ vero che il piano è stato solo adottato e non approvato ma la sostanza non cambia ai fini delle valutazioni ambientali perché evidenzia l’estrema fragilità di quella porzione di territorio in cui si vuole scavare materiale per 2.600.000 mc. In Italia si parla di dissesto quando accadono tragedie; si vuole fare chiacchiere sulla prevenzione della frane oppure si vuole esercitarla concretamente?”
L’incontro con il Vescovo. Solidarietà ai lavoratori sta arrivando da più parti. Lunedì sera, dopo il vertice in Municipio, nello stabilimento c’è stata la visita dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte. “Appena sono stato messo a conoscenza di quanto sta accadendo ho scritto al presidente Chiodi chiedendogli di interessarsi della vicenda. Ho parlato anche con il neo-sottosegretario Legnini che mi ha chiarito alcuni dettagli e ha preso a cuore l’argomento”, ha detto rivolgendosi ai lavoratori. Poi ha aggiunto “Se ci sono problemi vanno affrontati e risolti. Al primo posto bisogna tenere presente le persone. Noi non chiediamo un miracolo, ma un’illuminazione delle menti. Anche l’ambientalismo può produrre pieghe ideologiche non tenendo conto delle persone. Il benessere delle famiglie non dev’essere vanificato in modo ideologico“.
La protesta. Dopo l’incontro aquilano è rientrata la volontà di bloccare la Trignina come era stato deciso nei giorni scorrsi. Resta comunque alto lo stato di tensione in attesa di luci sul futuro.
Foto – Incontri per il caso Laterlite
Incontri per il caso Laterlite