Sono simboli di un territorio, pietre che raccontano la storia ma parlano al presente. Beni da tutelare e valorizzare perchè continuino ad essere nel tempo punti di attrazione e sviluppo culturale. Castelli e palazzi che si stagliano imponenti sui colli nei paesi dell’entroterra o che impreziosiscono strade e piazze dei centri più grandi. Iniziamo oggi un viaggio, tra passato, presente e futuro, alla scoperta di castelli palazzi che sono beni preziosi della terra d’Abruzzo. Ne racconteremo la storia, il presente – a volte segnato dalle difficoltà per la loro cura – e il futuro.
La prima tappa ci porta a Palmoli, nell’Alto Vastese, dove il castello è nel tempo divenuto un simbolo per tutto il paese e una meta di sicuro interesse. Ad accompagnarci nella visita è l’architetto Attilio Mauri, responsabile del Muben – Museo “Padre Beniamino” della civiltà contadina.
La storia. Quello che oggi si chiama castello non è nato come castello ma è scaturito dall’esigenza di controllare la valle del Treste. La collina, in cima ai 727 metri di altitudine di Palmoli, da cui si domina tutta la vallata, era un eccellente punto di avvistamento. E così, attorno all’anno 1000 o poco più avanti, venne costruita la torre, primo nucleo dell’attuale complesso. Oggi la sommità dell’originaria torre esce fuori dall’edificio e la sua costruzione come corpo unico è evidente perchè all’interno è vuota e arriva fino alle fondazioni. Nei secoli successivi in molti luoghi si è verificato il fenomeno dell’incastellamento. Dove erano presenti le torri, in particolari punti strategici, venivano ampliate le strutture. A Palmoli, dove dalla cima della torre si ha una vista libera per decine di chilometri, la torre fu inglobata in una struttura dodecagonale a scarpata. Un’analoga struttura venne costruita nell’angolo opposto del quadrilatero oggi corrispondente al cortile, tra le due era presente un passaggio. Tra il 1400-1500 venne realizzato il palazzo che, oggi, ospita gli uffici comunali. Poi qui si insediò la famiglia del marchese Severino di Gagliati che, alla metà del 1700, costruì la chiesetta di San Carlo.
Il presente. Nelle sue varie epoche il palazzo è stato sempre abitato e utilizzato. Negli anni ’30 del Novecento, grazie all’opera di un segretario comunale, venne donato al Comune. Il primo stravolgimento ci fu negli anni ’60-’70, quando l’edificio venne utilizzato per ospitare le scuole di Palmoli. Al termine di quel periodo una parte è stata ristrutturata con gli uffici del Comune che vi hanno trovato posto. In questa fase è stata importante l’opera di consolidamento, poi la ristrutturazione di facciate e tetti. Una seconda fase di ristrutturazione è avvenuta con l’installazione del museo della Civiltà Contadina. C’era un primo nucleo del museo, con l’installazione realizzata da Padre Beniamino. Inizialmente si era pensato di inserirlo nelle otto stanze che girano attorno alla torre. Poi, molte persone, hanno iniziato a donare i loro oggetti “storici” per arricchire il museo che, oggi, divenuto anche multimediale, racconta in maniera coinvolgente la civiltà contadina e la vita di un paese. Oggi nell’edificio ci sono il Comune e la banca e, nella parte di castello che si estende verso il borgo, l’ufficio postale e altri locali. Oltre al museo con l’installazione permanente ci sono sale utilizzate per concerti, mostre e varie iniziative culturali. Interessante è anche la ricostruzione con i mobili originali della farmacia del dottor Cieri. Anche il cortile viene utilizzato, in estate, per diversi eventi.
Inoltre, oggi il castello è il punto di partenza della rete sentieristica “Valle del Treste” inaugurata qualche settimana fa [LEGGI].
Il futuro. La vocazione del castello di Palmoli, oltre ad ospitare la sede del Municipio e altri uffici, in tempi recenti è quella di accogliere iniziative culturali. Il MuBen è un piccolo gioiello che affascina i visitatori, gli spazi espositivi sono ricchi di oggetti del passato che raccontano la vita di questi luoghi. Proprio questo suo utilizzo costante ha permesso di mantenerlo sempre in un “buon stato di salute” e grazie a vari fondi, di procedere passo passo alle necessarie opere. L’evoluzione è legata alle risorse che si riescono a reperire. Da sviluppare i percorsi dedicati agli studenti che, in questa struttura, possono vivere esperienze didattiche molto formative. Ci sono ancora diverse sale vuote che potrebbero essere utilizzate in maniera continuativa per esposizioni e manifestazioni. La conformazione delle sale attorno alla torre – che si dipanano in un percorso circolare -, la loro storicità, il fantastico punto di osservazione rappresentato dalla sommità della torre, sono tutti elementi su cui puntare.
Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso il castello di Palmoli. “Nei primi anni arrivavano quasi esclusivamente stranieri”, che da queste parti iniziano ad essere presenze frequenti. Ma nel tempo, anche grazie al web che permette di far conoscere le proprie risorse, si vedono anche turisti italiani che iniziano a scoprire i paesi delle aree interne. La collaborazione tra amministrazione comunale e associazioni – che in questo territorio sono preziose per il loro impegno – saprà certamente far nascere nuove inziative per continuare a far vivere il castello di Palmoli proiettando nel futuro la sua millenaria storia.