In marcia con candele e fiaccole, in silenzio, per le strade della città “per invitare alla riflessione e ricordare che non ci si salva da soli, ma tutti insieme“. È l’iniziativa andata in scena ieri sera a San Salvo organizzata in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato da parrocchia di San Nicola, Caritas “Gerico” e azione cattolica (della stessa parrocchia).
Partiti da piazza San Nicola, giovani e meno giovani, bambini e ospiti degli sprar del territorio hanno marciato silenziosamente (preceduti da una pattuglia della polizia locale per regolare il traffico) attraversando il cuore della città per poi farvi ritorno: corso Garibaldi, corso Umberto, piazza Papa Giovanni XXIII, via Roma, via Duca degli Abruzzi ecc. Ad aprire il corteo una citazione della Bibbia: “Ero straniero e mi avete accolto” seguito da striscioni e cartelloni, “Prima gli ultimi”, “Restiamo umani” ecc.; unica consigliere comunale presente, Marika Bolognese.
[ant_dx]Sul sagrato della chiesa, una volta tornati in piazza, si sono alternate le testimonianze di due ragazze nigeriane ospitate a Palmoli che hanno raccontato l’inferno vissuto prima e dopo essere arrivate in Italia e filmati realizzati dall’azione cattolica.
Nel salutare i partecipanti, don Beniamino Di Renzo ha aggiunto: “Spero che questa serata ci ha aiutato a riflettere un po’ di più sul fatto che se stiamo su questo mondo è perché Dio ha detto sì alla nostra vita”.
Prima della partenza, i giovani dell’azione cattolica hanno ricordato i motivi dell’iniziativa:
“… perché in silenzio si può e si deve piangere per ogni vita spezzata in ragione di un confine, di una barriera o di una bandiera;
… perché in silenzio si può e si deve provare vergogna quando lasciamo che la morte di una persona qualsiasi sia considerata solo un imprevisto colpevole della sua fuga dalla povertà, dalla guerra e dal dolore;
… perché in silenzio si può e si deve chiedere perdono ad ogni uomo, donna o bambino vittima della tratta e dello sfruttamento perché solo, straniero ed indifeso;
… perché in silenzio si può e si deve curare questa umanità ferita dall’egoismo, dall’indifferenza, dalla paura dell’altro e dal rigetto della condivisione”.