Quattro milioni e mezzo di metri cubi di terreno misto a rifiuti, parte dei quali caduti nei calanchi sottostanti e nel fiume Laio (affluente dell’Aventino), in attesa di bonifica da decenni nonostante i solleciti. È la situazione che si registra a Guardiagrele per le discariche abbandonate “Brugniti” e “Colle Barone” per le quali la Regione a fine agosto ha diffidato il Comune. Il dirigente regionale ha invitato il Comune “ad adempiere agli obblighi di legge per le procedure di bonifica, in primis garantendo ogni misura di messa in sicurezza di emergenza (MISE) dell’acqua sotterranea (visto che la storia va avanti da anni) e poi presentando un progetto di messa in sicurezza permanente (MISP) o di bonifica“, come afferma il Forum H2O Abruzzo.
LA STORIA – A ricostruire la storia è la stessa associazione ambientalista che si sta occupando del caso: “Lo scandalo dei rifiuti nei calanchi e nel torrente Laio è nota dai primi anni ’90. A gennaio 2008 il Comune di Guardiagrele segnala alla Regione la possibile presenza di siti contaminati; nel 2012 deposita una caratterizzazione che evidenzia una pesante contaminazione con vari superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione. I consulenti del comune consegnano relazioni che fanno rabbrividire, con foto inequivocabili della massa di rifiuti precipitata verso valle fino ad arrivare nell’alveo del torrente. Come detto stimano una quantità di terreno misto a rifiuti di 4,5 milioni di mc. Passano altri 4 anni e nella conferenza dei servizi del 15/01/2016 si scrive che vista la gravità della situazione, nonché la presenza di inquinanti di natura pericolosa, la presenza di un corso d’acqua superficiale, di una zona particolarmente tutelata, il comune di impegna contestualmente all’inoltro dell’analisi di rischio una unica proposta di fattibilità di bonifica dei due siti…“.
[ant_dx]“Poco dopo – continua Augusto De Sanctis del Forum H2O – viene effettivamente consegnata dal Comune alla Regione l’Analisi di Rischio. Manca però la proposta di fattibilità del progetto di bonifica. Le relazioni dei geologi confermano il superamento anche delle Concentrazioni Soglia di Rischio per i seguenti parametri: piombo, manganese, arsenico, aromatici C9-C10, Alifatici C9-C18, 1,2,3 tricloropropano. Pertanto il sito è ufficialmente inquinato. Ci vuole un altro anno per avere l’ufficializzazione dell’approvazione da parte del Servizio Gestione Rifiuti della Regione di questa documentazione, con Determina del 25/05/2017. Sia nel 2016 che nel 2017 ARTA e Regione stigmatizzano che: non si è provveduto alla messa in sicurezza di emergenza delle aree per l’acqua sotterranea, visto che alcuni limitati interventi realizzati anni addietro si sono rivelati del tutto insufficienti; il Comune non ha consegnato un’ipotesi progettuale per la bonifica/messa in sicurezza permanente. Si arriva, quindi, alla diffida del 31 agosto di quest’anno”.
“Noi abbiamo fatto un sopralluogo lo scorso 8 agosto 2018 e abbiamo trovato una situazione di totale abbandono, con altre masse di rifiuti pronte a cadere nel calanco sottostante. Non capiamo perché non vi siano interventi almeno per fermare l’alimentazione del fenomeno visto che a monte pare abbastanza ragionevole poter operare. Sicuramente più complesso lavorare a valle per l’orografia molto accidentata. A nostro avviso, però, non hanno alcuna scusante i ritardi macroscopici del Comune di Guardiagrele che ha l’obbligo da anni di risolvere questa vicenda. Ovviamente ci riserviamo ogni altra azione una volta terminata la lettura di tutta la documentazione presa venerdì scorso alla Regione”.