Quest’anno il Siren Festival propone un programma più ricco che mai e lo si è visto già dalla serata inaugurale. I primi palchi ad essere sfruttati sono stati quelli del cortile di Palazzo d’Avalos e della spiaggia di Bagni 51 sottolineando la presenza del doppio suggestivo scenario tra centro storico e marittimo. Così com’è doppio anche il contenuto del festival che, alla sua quinta edizione, ha aggiunto alla sua già apprezzata line-up musicale un programma cinematografico.
Si è scelto dunque di dedicare l’introduzione del festival proprio a quest’ultimo aspetto. Mentre Slim, Sebastian e New Electronic Order si apprestavano a solcare la Siren Beach Stage di Vasto Marina, nel centro storico, sul palco che ospiterà band come Bud Spencer Blues Explosion e Lali Puna, sono stati proiettati i primi due film.
Alle 21 è stato il turno di una versione restaurata di Yellow Submarine, l’opera d’animazione a tema Beatles con la band direttamente protagonista di un viaggio psichedelico all’interno del sottomarino più famoso del mondo. Un viaggio che si snoda tra la cultura pop e le loro canzoni più famose, tra cui Sergent Pepper Lonely Hearts Club Band che svolge il ruolo di liberatrice di una terra immaginaria chiamata per l’appunto Pepperland. Un prodotto cinematografico notevole considerando l’anno di pubblicazione, il 1968, sulle orme di un altro viaggio più famoso: quello di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Alle 22.30, un documentario sulla Berlino ovest degli anni ’80 ha aggiunto alla fantasia del sottomarino giallo un pesante tocco di decadentismo. B-Movie: Lust and sound in West Berlin 1979-1989, è un documento prezioso sulla scena musicale berlinese di quegli anni e sul fermento artistico che esprimeva il disagio del momento storico di divisione. Una città che, nel suo aspetto tetro, ha regalato al mondo artisti come Tangerine Dream, Kraftwerk mentre negli anni documentati si preparavano a solcare i palchi internazionali anche Nina Hagen e altri artisti attratti dalla capitale tedesca come Nick Cave. Il collante tra il marasma di immagini e di sensazioni mostrate sullo schermo è Mark Reeder, musicista e produttore, anche lui richiamato dal fascino berlinese e trasferitovi dalla sua città di origine, Manchester.
A completare la serata, Klaus Maeck, uno dei tre registi del documentario, che si è reso disponibile per una sessione di domande e risposte ringraziando il pubblico per l’attenzione. Un ringraziamento non banale dato che, nonostante non ci fossero sottotitoli in italiano, la presenza è rimasta attiva fino alla fine, mossi tutti dall’interesse di immergersi nella Berlino che lo stesso Maeck ha vissuto e rimpiange.
Alessandro Leone