Si è tenuto stamattina a San Buono il convegno “Il timore di essere giudicato perché accolgo” che ha visto la partecipazione di rappresentanti della Prefettura, del Comune, del mondo dell’istruzione e religioso. Due mesi fa, nel piccolo comune dell’entroterra vastese è stato attivato un centro d’accoglienza all’interno del convento di Sant’Antonio, circostanza, questa, che ha suscitato più di una perplessità.
“Un’iniziativa – ha detto il responsabile del consorzio Matrix che gestisce gran parte delle strutture d’accoglienza nel Vastese, Simone Caner – di cui abbiamo sentito la necessità perché oggi chi accoglie prova quasi vergogna a causa del giudizio negativo degli altri”.
“LEALE COLLABORAZIONE” – Dopo un breve momento introduttivo da parte del sindaco Nicola Filippone e del moderatore Federico Cosenza, a prendere la parola è stato Giuseppe Masciulli, primo cittadino di Palmoli, il primo comune del territorio (nel luglio 2014) a ospitare una struttura simile: “Eravamo a conoscenza dell’emergenza e sapevamo che non era compito nostro decidere se fosse giusto o meno accogliere. Per questo non abbiamo detto se fosse giusto o sbagliato, ma abbiamo dato la nostra leale collaborazione alla Prefettura che rappresenta lo Stato italiano. Abbiamo deciso così di governare il problema e non subirlo“.
Una convivenza non subito facile quella instauratasi in paese: “L’aumento della popolazione del 6% con giovani di una cultura diversa è sempre problematico, anche se questi ragazzi fossero stati tutti svedesi. I problemi si superano con la comprensione reciproca. Il sindaco deve avere un ruolo attivo in questo processo”.
Palmoli è stato anche il primo comune a sperimentare le proteste degli immigrati per le lungaggini burocratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato. “In quell’occasione – ha continuato Masciulli – abbiamo sperimentato che le forze dell’ordine erano insufficienti per situazioni simili. Abbiamo così raggiunto un accordo con la prefettura per una diversa presenza dei carabinieri sul territorio”.
“Il passaggio da Cas (Centro d’Accoglienza Straordinario, che ospita i migranti in attesa di veder loro riconosciuto lo status di rifufiato, ndr) a Sprar (che invece ospita solo rifugiati ed è chiamato all’integrazione) è stato un salto di qualità”.
[ant_sx]RIPARTIRE DAI BAMBINI – L’insegnante Sara Bernabeo ha promosso a Palmoli il progetto Accordi che sta metttendo in contatto gli alunni della scuola secondaria di I grado con gli ospiti dello Sprar. L’effetto non ha tardato a manifestarsi: “Il bambino in questo modo acquista consapevolezza dall’esperienza diretta. Spesso si dimentica che si parla di persone. Il pensiero dei bambini passa attraverso il filtro delle parole degli adulti, per questo abbiamo pensato al progetto Accordi”. Alcuni piccoli alunni hanno poi letto alcune riflessioni scritte dopo l’esperienza avuta con il progetto seguiti dalle testimonianze di alcuni ospiti dello Sprar.
Un appello nella stessa direzione è arrivato dalla dirigente dell’Omnicomprensivo di Gissi, Aida Marrone: “Non c’è solo la paura di ciò che non si conosce, ma anche quella di perdere il nostro benessere“.
“Quando riusciremo a fondere i nostri orizzonti con gli stranieri allora emergeranno le regole. Così ci si potrà confrontare tra soggetti alla pari”, riprende le parole di Zygmunt Bauman per rendere più efficace il concetto. “Voi siete il futuro – ha continuato la dirigente rivolgendosi ai tanti studenti presenti – spetta a voi cambiare la mentalità degli adulti“.
IL NODO DEL CONVENTO – La principale criticità sanbuonese è rappresentata dalla localizzazione del centro insediatosi all’interno del convento caro non solo alla popolazione residente ma a tutto il territorio. “Era chiuso da 4 anni – ha detto il dirigente della Prefettura di Chieti, Luciano Conti – così abbiamo colloquiato con l’autorità religiosa che ci ha detto che in programma c’è solo la fiera di Sant’Antonio del 13 giugno”.
“L’accoglienza è sacra sia nel vecchio che nuovo Testamento – ha detto don Angelo Di Prinzio, parroco del paese – Molti si chiedono cosa ne sarà della chiesa. La chiesa resta lì e continuerà a ospitare le messe. Bisognerà collaborare con spirito di carità e tutti sono chiamati a tenerlo con decoro. La morale cattolica dice che bisogna avere equilibrio in tutto, anche, quindi, per quanto riguarda la soluzione dei problemi non solo dei rifugiati, ma di tutti. Il convento oggi è un centro d’accoglienza, lo sarà anche in futuro, ma senza dimenticare che è anche un centro spirituale“.
Dello stesso avviso è il sindaco sanbuonese Filippone: “Mi sento responsabile per tutto il territorio, per questo chiedo che si tenga conto del luogo dove è stato localizzato il centro“. “Un convento nasce per accogliere – la risposta di Caner – I pellegrini approdano al convento, intendiamolo come un pellegrinaggio allargato. Noi chiediamo aiuto, non per retorica, a tutta la popolazione per contribuire a rivitalizzare quel luogo”.
A conclusione del convegno, c’è stata la firma della convenzione tra Comune, Matrix e Prefettura per l’impiego degli ospiti nei lavori socialmente utili (sulla scia di quanto già pattuito in altri centri abitati), seguita da un momento musicale con Luca Raimondi che ha accompagnato le ospiti del Cas di Gissi nei loro canti tradizionali.