E’ stata una domenica indimenticabile per entrambi, Carlo e Sebastiano sono tornati allo stadio Aragona e si è trattato di due graditi ritorni. Sebastiano dopo l’incidente ha finalmente ripreso posto in curva D’Avalos per seguire la sua squadra del cuore, Carlo Gaeta, ex centrocampista biancorosso per tre stagioni, dal 1987/88 al 1988/89, due promozioni in Interregionale e in C2, per mantenere la promessa fatta: regalare al tifoso la sua maglia, quella della sua prima stagione, conclusa con la vittoria del torneo.
Sono circa le 15.30 quando Gaeta arriva da San Nicandro Garganico, provincia di Foggia, in quello che era il suo stadio, dove manca da anni, insieme a lui c’è suo figlio Osvaldo, di 12 anni, che in serata dovrà fare la cresima: “Ho fatto di tutto per esserci, nonostante questo impegno molto importante, infatti non potremo trattenerci a lungo – aveva dichiarato nei giorni scorsi – e ho voluto che ci fosse anche lui per fargli capire dove ho giocato”. Il ragazzo è un po’ spaesato, è lui a portare la busta con il regalo, sembra incuriosito. Gaeta saluta prima i vecchi amici: Antonio Prospero, Alfonso Calvitti, il vicepresidente Salvatorelli e poi si dirige verso mister Di Santo scherzando: “Adesso gli ricordo di quando gliele ho date al mister”, un abbraccio tra i due e poi l’ex va verso Sebastiano, sotto la curva, i due scambiano qualche parola prima che le porte dell’Aragona si aprano per il tifoso, con tanto di applausi e annuncio dello storico speaker dello stadio Gianni Pacchiano, un bentornato tutto per lui.
Visibilmente emozionato e in ottima forma Sebastiano arriva a centrocampo accompagnato da Luigi Salvatorelli, tutta la squadra gli si stringe attorno, lo salutano, il tifoso parla con il capitano Luongo che lo abbraccia e con Aquino, riceve la maglia da Osvaldo tra altri applausi. Invidiatissimo per questo pezzo da collezione che si aggiungerà alle altre, mentre i giocatori guardano interessati l’oggetto di altri tempi, poi torna nella D’Avalos tenendo per mano la piccola Kerol che gli è molto affezionata e che per lui ha fatto alcuni disegni per incoraggiarlo quando era in ospedale.
In curva c’è anche lo squalificato Avantaggiato e da lì per qualche minuto seguirà l’incontro Gaeta con suo figlio, gli ultras battono le mani e gli dedicano un coro come ai vecchi tempi, non lo hanno dimenticato, l’Aragona è ancora il suo stadio: Gaeta uno di noi. Lui fa in tempo a vedere la Virtus Ortona segnare, poi arriva il momento di ripartire, se ne va sotto di un gol, ma a fine primo tempo chiama per conoscere il risultato, la doppietta di Soria nel frattempo ha ribaltato lo svantaggio: “Bene, dai che ce la facciamo, mandami il finale”. Parla al plurale, come se giocasse ancora, come i tifosi, il cuore di Carlo Gaeta è completamente biancorosso. Il suo saluto a Luongo è l’immagine simbolo della Vastese di ieri che si unisce a quella di oggi.
Come è stata questa giornata? “Una grande giornata e una grande vittoria, chiedo solo a Sebastiano di tenere con amore la mia maglia, che adesso è sua, ma sono certo, visto il suo grande amore per la Vastese, che la terrà sempre così. Oggi ho provato una grande emozione, mi permetto solo di dire alla città di stringersi tutta attorno a questa squadra che ha fatto un campionato eccezionale, è un peccato non vedere l’Aragona pieno. Vi porto sempre nel mio cuore, forza Vastese!”.
Foto – Sebastiano e Carlo, che domenica!
Le immagini di una domenica speciale per Sebastiano e Carlo, quella del loro ritorno all’Aragona.