Qualche giorno fa ha vinto la Coppa Italia di serie A2 (a 20 anni esatti dal successo nella stessa competizione di Ettore Marcovecchio con le ragazze del Napoli) guidando le ragazze della Lardini Filottrano con cui è primo in classifica nel secondo campionato nazionale di pallavolo. Massimo Bellano, allenatore vastese, si sta guadagnando a suon di risultati un posto importante nel mondo del volley. In una pausa dagli allenamenti lo abbiamo raggiunto telefonicamente per fare con lui un punto della situazione della suo percorso professionale che sta attraversando un periodo magico.
Partiamo dall’ultimo successo. Avete conquistato la Coppa Italia di A2 davanti al vostro pubblico. Quanto è stato emozionante alzare il trofeo in casa vostra?
Giocare le partite in casa con i propri sostenitori è sempre bello. Arrivare ad organizzare la finale di Coppa e portare al palazzetto ufficialmente 3500 persone (ma poi in realtà erano molte di più) vuol dire che la società ha fatto uno sforzo organizzativo bello ed importante. Dal punto di vista sportivo ci siamo confrontati con Pesaro che è un po’ l’antagonista di tutta la stagione. C’erano tanti motivi di interesse e siamo riusciti a fare una gran bella partita.
Ora c’è da pensare al campionato che vi vede al comando e con lo sguardo fisso verso il salto di categoria.
Eravamo partiti ad inizio anno per cercare di eguagliare e, se possibile, migliorare il 5° posto dell’anno scorso. Non avevamo iniziato la stagione con l’obiettivo di vincere il campionato. Poi è chiaro che, quando a 5 giornate dalla fine hai 7 punti di vantaggio sulla seconda, l’obiettivo diventa cercare di affrontare al meglio le partite che mancano per chiudere il discorso il prima possibile. Tranne l’ultima con Caserta, che è nelle zone basse della classifica, dovremo affrontare le migliori squadre. C’è bisogno di giocare bene per non rimettere in discussione tutto ciò che abbiamo fatto durante l’anno.
Quanto valore avrebbe per te una promozione che ti riporterebbe nella massima serie che avevi già conquistato e che hai lasciato per poi sei approdato a Filottrano?
Penso che affrontare l’A1 sia un obiettivo che ha chiunque intraprende questa attività da un punto di vista professionale. Ma non è stato un problema ripartire da Filottrano e accettare la sfida di questa società. È chiaro che se arriverà la possibilità sarà molto bello. Però, prima ancora di pensare alla A1, dobbiamo pensare ad andare in fondo con i nostri obiettivi cercando di giocare bene le partite.
Come si è sviluppato il tuo percorso professionale dopo essere partito da Vasto?
Dopo aver terminato il Liceo Classico a Vasto, a 18 anni, sono partito per andare a Padova a studiare Scienze statistiche. Già da allora avevo l’idea di provare, prima o poi, ad intraprendere questa carriera. Nei primi anni mi sono diviso tra studio e pallavolo, iniziando ad allenare le squadre giovanili e in terza divisione. Poi, dopo una gavetta durata tanti anni, è arrivata la promozione in A1 ad Ornavasso e quindi questa attività è diventata la mia occupazione principale. In realtà il salto l’ho fatto a Verona, quando sono andato ad allenare in B1. Lì, per la prima volta, ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla pallavolo.
Sei praticamente da sempre alla guida di squadre femminili. È una scelta precisa nel tuo percorso professionale o solo frutto delle circostanze?
Nel corso degli anni ho allenato anche nel maschile, in realtà non c’è mai stata una scelta precisa di privilegiare un settore piuttosto che un altro. Mi è sempre piaciuta l’idea di lavorare con delle società che avessero intenzione di portare avanti progetti duraturi. E le opportunità più interessanti sono nate sempre nel femminile, è successo così e poi nel corso degli anni questa cosa si è caratterizzata. Ma non escludo di poter riprendere il percorso anche nel maschile se in futuro nasceranno possibilità interessanti.
Da addetto ai lavori come giudichi lo stato di salute della pallavolo italiana?
Sono meno catastrofista di tanti altri. Dal punto di vista dei tesserati c’è sempre da tenere alta l’attenzione perchè ci sono tante discipline che oltre alla pallavolo attirano i giovani. Bisogna essere sempre pronti a fare proposte nuove e ad adattarsi alla mentalità che hanno le nuove generazioni. Però non penso che le cose vadano male. Nel femminile vedo tante ragazze di ottima prospettiva, abbiamo tanto talento a disposizione. Nel maschile la crisi dei tesseramenti si fa sentire ma anche lì vedo tanti ragazzi interessanti. Quindi c’è da piangere poco e da fare molto. Speriamo che anche con il cambio del consiglio federale si intraprenda questa strada e si continui a lavorare in maniera umile e con una progettualità a lungo termine.
La tua Filottrano si sta ritagliando un ruolo da protagonista. Quali sono gli ingredienti di questa realtà vincente?
Hanno sicuramente una bella tradizione, un po’ quella che c’è anche a Vasto dove si fa pallavolo da quarant’anni. Ho vissuto le vicende della Vasto Volley attraverso mia sorella, Ettore Marcovecchio, Caterina De Marinis, Maria Luisa Checchia, non c’è una tradizione minore rispetto a Filottrano. Ora qui c’è un imprenditore come Lardini che sta seguendo con passione questa realtà e che offre la possibilità di pensare a qualcosa in più del solo lavoro con il settore giovanile. C’è un bell’entusiasmo e poi la voglia e la tranquillità di far lavorare gli allenatori senza troppe pressioni e senza troppe ansie, cosa che invece in questo momento caratterizza la pallavolo femminile di alto livello. In Italia c’è spesso poca competenza da un punto di vista dirigenziale e non c’è la pazienza di aspettare che il lavoro fatto in palestra porti dei frutti. Pensare di avere tutto subito è impossibile. Se per Filottrano dovesse arrivare questa promozione sarebbe dopo tre anni di A2 e con una prima stagione che si era chiusa con una retrocessione. Ma nessuno si è strappato i vestiti di dosso, hanno lavorato, l’anno scorso è arrivato il quinto posto e quest’anno si è cercato di migliorare ancora un po’. I fattori sono questi: un imprenditore che segue, un po’ di pazienza e tranquillità nell’aspettare che il lavoro dia i suoi frutti.
Dove ti vedi tra qualche anno? Pensi ad un tuo ritorno a Vasto?
A Vasto torno sempre volentieri perchè mi piace la qualità della vita che c’è, mi piace il mare. Ancora per qualche anno mi piacerebbe proseguire questa carriera, poi vedremo. Come idea per il dopo-panchina ho quella di proseguire con una scuola di pallavolo, di fare qualcosa che mi tenga legato a questo mondo in maniera un po’ diversa, più dal punto di vista della ricerca, dello sviluppo e del lavoro con i giovani. Sul luogo in cui sviluppare tutto questo lo vedremo in futuro. Di certo il legame con Vasto rimane sempre, i primi 18 anni della mia vita li ho vissuti tutti lì e i ricordi sono tutti molto belli e positivi. Sono partito guardando Ettore e imparando da lui e questo non lo dimentico.
Foto – Massimo Bellano
Foto Rubin X LVF