La deposizione di una corona d’alloro ai piedi del Monumento ai Caduti e la toccante testimonianza dell’esule istriana Magda Rover. Una cerimonia sobria, stamani a Vasto, in occasione del Giorno del Ricordo, per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo istriano, fiumano e dalmata. In piazza Caprioli si sono ritrovati organizzatori, autorità civili e militari, studenti, insegnanti e associazioni combattentistiche e d’Arma.
“Una manifestazione, questa, rivolta anche e soprattutto alle giovani generazioni affinché conoscano quello che accadde in Italia nel secondo dopoguerra, al confine orientale, per mano dei partigiani di Tito coadiuvati troppo spesso da quelli italiani”, dice nel suo discorso Marco di Michele Marisi, presidente provinciale del Comitato 10 Febbraio.
“Migliaia e migliaia di nostri connazionali gettati nel profondo delle foibe, cavità carsiche che si inoltravano per decine e decine di metri nel sottosuolo; in altri casi deportati in veri e propri campi di concentramento, di quelli che però nessuno racconta. E altrettanti italiani costretti ad abbandonare la propria famiglia, la propria casa, la propria terra per salvarsi da quella che non si può non chiamare pulizia etnica degli italiani, colpevoli solamente di essere tali.
Ma il dolore della morte, il dolore che hanno provato i nostri nonni, padri, fratelli nel dover lasciare tutto per rifugiarsi nella loro Italia che non sempre seppe accogliere i propri figli, i propri connazionali nel migliore dei modi, non è terminato appena dopo il secondo dopoguerra. È durato altre decine e decine di anni: per tutto il periodo in cui i libri di scuola, e peggio ancora le Istituzioni, hanno fatto finta che quel sangue versato dai nostri connazionali non fosse mai esistito. Un silenzio durato troppo, un silenzio talmente assordante che non poteva non diventare rumoroso: è stata la legge 92 del2004 astabilire che il 10 febbraio fosse il Giorno del Ricordo“.
“L’odio non ha colore, non ha forma, né aspetto: invade la mente fino a distruggerti, fino a portarti lontano dal tuo cuore, da ciò che sei”, ammonisce il sindaco, Francesco Menna. “Foibe e Shoah sono due facce della stessa medaglia: quella della disumanità, dell’incapacità di fare il bene riconoscendoci tutti ugualmente imperfetti ma, anche, bisognosi di pace.
Siamo oggi qui per dire che l’odio non ha vinto allora e non vincerà mai, che insieme faremo di tutto, sempre, per dire sì alla vita, al rispetto degli altri, alla pace.
E allora – conclude il primo cittadino – cominciamo da chi ci è vicino, da chi la vita ci pone accanto ogni giorno: riconosciamo nell’altro un’opportunità per crescere e migliorarsi, semplicemente per essere veramente, pienamente, umani. Solo così potremo commemorare, in maniera degna, quelle tante vite spezzate”.