La BCC Vasto Basket si appresta a vivere ancora una domenica ad alta intensità. Domenica al PalaBCC arriverà la Geofarma Mola, in cerca di punti per restare nella zona playoff. La BCC Basket, però, vuole continuare a viaggiare nelle primissime posizioni del campionato, per non perdere di vista la capolista Molfetta, avanti di appena due punti, per continuare a credere nel sogno-promozione. Alla vigilia di questa sfida importante abbiamo incontrato Luca Di Tizio, 22 anni, protagonista del vittorioso cammino fin qui svolto dai biancorossi.
Hai solo 22 anni ma, con i tuoi tre anni di esperienza in biancorosso, sei uno dei “veterani”. Come vivi questa duplice dimensione?
E’ un’esperienza strana. Due anni fa ero il nuovo arrivato, il piccoletto della squadra. Un capovolgimento di fronte abbastanza rapido perchè nel giro di un anno io Vittorio e Silvio siamo rimasti, loro ancora di più perchè hanno fatto le giovanili qui, come riferimenti. Veterano non mi ci sento proprio. I veterani sono altri, tipo Saverio (Celenza, ndr) e Sergio (Desiati, ndr) che hanno fatto una carriera molto lunga con questa maglia. Io spero di arrivare ai loro livelli qui a Vasto. In ogni partita cerco di dare il massimo per entrare nel cuore dei tifosi e lasciare un ottimo ricordo sia come giocatore che come ragazzo.
Sei cresciuto a pane e basket. Durante le ultime finali nazionali chiacchierando con alcuni dirigenti bolognesi, venne fuori che qualche anno fa ti volevano da quelle parti, poi però non se ne fece più niente. C’è qualche scelta di cui ti penti?
Sono state fatte scelte diverse perchè fin da giovane età ero nella prima squadra, che all’epoca giocava in B2, con la possibilità di giocare anche in un campionato di C2. Quindi avevo la doppia possibilità di giocare in due campionati senior. Ripensandoci oggi, alcune scelte potevano essere riviste, perchè non hanno fruttato quello che si sperava. Però qui a Vasto ho trovato ottime persone che mi hanno dato massima fiducia e massima possibilità di mettere in mostra le mie capacità. Sto migliorando grazie a compagni di squadra, allenatore e dirigenti che mi spingono ad avere fiducia nei miei mezzi. Sono io che troppo spesso mi limito mentalmente.
Hai fatto “convertire” al basket uno dei massimi esponenti del calcio vastese, Lorenzo Iuso (papà della fidanzata Elena). E poi c’è tuo padre Marco, che fa l’allenatore di basket. Due sportivi di un certo “calibro” che ti seguono costantemente.
Stiamo parlando di due persone fantastiche, che non sono limitate ad un solo sport. Certo, Lorenzo ha come riferimento il calcio, ma guarda di tutto, come mio padre. Ogni domenica ho la spinta sua che mi raccomanda di tornare vincitore, di fare bella figura. Ed è un piacere vederlo al palazzetto, è come se ci fosse mio padre a vedermi. Avere l’appoggio di tutti i miei familiari, anche se sono distanti, mi fa sentire più forte in campo.
In questi anni la tua presenza in squadra ha seguito una parabola ascendente, che continua a crescere. Da quando entravi solo per qualche minuto, ad oggi che sfiori i 28 minuti di media come presenza in campo.
Mi è stata data un’educazione con un certo tipo d’impronta. Ho la capacità di adattarmi alle situazioni. Sia oggi che c’è Di Salvatore, che prima quando allenavano Minora e Della Godenza, per me bisogna fare tutto ciò che l’allenatore dice, anche se qualche volta può essere discutibile. E’ il coach che comanda. Bisogna adattarsi, dare il meglio di se stessi per poi fargli cambiare idea, nel caso la cosa sia sbagliata, o per far fiorire le sue idee esprimendole in mezzo al campo. In ogni caso, qualunque cosa venga chiesta dall’allenatore deve essere fatta con il massimo impegno e il massimo della forza. Se sono cose giuste i risultati si vedranno, se sono sbagliate, con la tranquillità e il dialogo si possono migliorare e giungere a situazioni migliori. Ma io, quando entro in palestra, lo faccio per migliorare e per dare qualcosa alla squadra.
E’ per questo che ti chiamano “il soldato”?
Sì, mi è stato dato questo soprannome proprio per questo mio modo di essere. Sarà che nonno e papà erano marescialli, ma sono cresciuto con questa mentalità. Se mi viene detto di fare allenamento a mezzanotte io vengo a mezzanotte e faccio allenamento.
Sei sempre molto preciso nel tuo dovere, però poi quando si vince ti lasci andare all’esultanza. Abbiamo visto tante foto di te che festeggi sorridente a fine gara.
La preparazione ad una partita per me parte dalla sera prima. Devi stare concentrato. Io sono molto chiuso, mantengo la calma e la freddezza. Poi quando finisce tutto esulto, perchè comunque la pallacanestro è una delle cose più importanti della mia vita.
Giochi, alleni i ragazzi delle giovanili e hai trovato anche il tempo di iscriverti all’università.
Sto cercando di laurearmi in economia a Pescara. E’ stato un out-out dei mie genitori che mi hanno detto “o studi o lavori”. Dato che la pallacanestro mi offre la possibilità di sostenere le spese universitarie e mi da il tempo per studiare ho deciso di iscrivermi. Chiaramente non riesco a seguire le lezioni e il pomeriggio ho anche il minibasket. Però piano piano spero di arrivare al traguardo.
Vita sportiva e vita privata si stanno componendo di tanti tasselli molto positivi. L’avresti immaginato tre anni fa?
Mai! Il primo anno non è stato facilissimo, ci sono stati problemi anche prima di arrivare qui a Vasto. Sono arrivato che avevano già iniziato la preparazione estiva. Poi la retrocessione, con tutti i giocatori messi in discussione. La società ha creduto in me ed ora sono orgoglioso di poter difendere i colori della nostra, sì, posso dire della nostra città. E quest’anno, ogni settimana con il coltello fra i denti, si cerca di ottenere il risultato più bello che ci possa essere.
Sembra proprio che tu qui a Vasto abbia trovato il tuo equilibrio. Se la pallacanestro ti dovesse offrire altre opportunità?
Un futuro lontano da Vasto è difficile. Dovrebbe essere proprio una situazione che mi mette in una condizione di essere in serie molto più alte. Vincerela C e giocare in B a Vasto sarebbe davvero molto bello ed entusiasmante. Aumenterebbe il prestigio della squadra, della città, ci sarebbe più interesse. Se non succedono catastrofi mi vedo tra tanti anni ancora qui. Mi trovo bene sia nella mia vita privata che con questa società.
A volte capita di vederti sbagliare canestri facili in partita. Cosa ti succede?
Io ho paura di me stesso e basta, è sempre stato un mio problema. Non mi fido delle mie qualità. A volte sono timoroso ma non per paura di chi ho davanti. Alla fine l’avversario è un ragazzo come me. E’ una paura di sbagliare, e quando uno ha paura di sbagliare inevitabilmente sbaglia. Quest’anno però, ho limato molto questo aspetto, grazie alla fiducia che mi ha dato coach Di Salvatore.
C’è un modo per vincere questa paura?
Essendo sicuri di se stessi. Se capita di sbagliare un canestro facile si chiude l’episodio e si guarda avanti, si torna in difesa, si recupera un pallone ed è fatta. L’obiettivo per il futuro è migliorare in questo. E ovviamente arrivare il più in alto possibile con la BCC Basket.
Foto – BCC Vasto Basket – Luca Di Tizio #9
Luca Di Tizio, numero 9 della BCC Vasto Basket