Inizia oggi un viaggio che ci porterà ad incontrare i sindaci di tutti i Comuni del Vastese, dalla costa alla montagna. Un territorio esteso, con tante bellezze e tanti problemi. Li racconteremo attraverso la voce di chi, per un periodo di tempo, è chiamato a rappresentare la propria comunità. Abbiamo scelto di intitolare questa serie di interviste settimanali “E il sindaco che fa?”, riprendendo un po’ la frase tipica dei cittadini che portano avanti le loro istanze. Ma vogliamo interpretarla in senso positivo, raccontando ciò che gli amministratori dei comuni di questo territorio sono chiamati a fare per i loro concittadini. La prima tappa è a Furci, dove dal 2012 è sindaco Angelo Marchione, con i suoi 35 anni il più giovane del Vastese.
Non lo hai fatto per soldi né per riceverne prestigio politico. Perchè, a un certo punto, hai scelto di provare a diventare sindaco?
Ognuno di noi ha una storia e, di solito, chi si avvicina all’amministrazione lo fa perchè è sempre stato un po’ attento al sociale, alle esigenze del paese in cui sta vivendo, magari quelle di una categoria di persone come possono essere i giovani. Poi, andando avanti, ci si affeziona all’idea di poter dare una mano un po’ a tutto il paese. Influisce certamente anche il carattere nel provare nel cercare di risolvere dei problemi del paese. Dipende dalle storie personali e dalla vocazione a stare in mezzo alla gente.
Nell’entroterra per le giovani generazioni arriva il momento di fare una scelta importante: andare via o restare? Quando è arrivato quel momento come lo hai vissuto?
Nel momento in cui, insieme ad un gruppo di giovani, abbiamo deciso di candidarci, la scelta è stata quella di restare. Oggi abbiamo un consigliere che vive e lavora fuori regione e rientra periodicamente ma un po’ tutti devono spostarsi per lavoro. Alcuni, come me, hanno la fortuna di spostarsi abbastanza vicino, altri fanno dei bei sacrifici ogni giorno. Che si sia amministratori o no, per i giovani la scelta di restare in paese è il punto cruciale del futuro della nostra comunità. Ancor prima dei problemi della viabilità, della necessità di servizi, il problema delle persone che vanno via è ormai da tanti anni quello principale. Ma, di fatto, la maggior parte dei giovani di questi paesi sono costretti ad andare fuori e a rimanerci, visto che le poche opportunità di lavoro che esistono non sono qui. Anni fa, andando ad intervistare l’allora presidente della Regione Giovanni Pace, mi disse che questo era “un problema da far tremare le vene dei polsi”. All’epoca ero giovanissimo e pensavo non fosse realmente così. In realtà oggi dico che è davvero così ed è difficilissimo invertire la rotta, è un qualcosa che ci sovrasta. Ma se noi siamo qui è perchè vogliamo provare a innescare questo cambiamento.
In una comunità ci sono diverse fasce generazionali che hanno esigenze diverse tra loro. Penso agli anziani e la necessità di avere una costante assistenza sanitaria, i lavoratori che devono spostarsi per andare al lavoro su strade-mulattiere, i bambini che spesso devono iniziare a fare i pendolari per andare a scuola già da piccoli. Il sindaco è la figura che raccoglie tutte queste istanze e a cui si chiede di dare una risposta. Una bella responsabilità.
Viviamo il problema dei servizi e dei collegamenti a questi servizi. Siamo realisti e sappiamo che, con i nostri numeri, non possiamo pretendere di avere tutti i servizi all’interno del paese, però dobbiamo pretendere come diritto minimo che siano accessibili in maniera abbastanza agevole dai cittadini. In realtà non è così e lo vediamo tutti i giorni. Abbiamo assistito al depotenziamento dell’ospedale di Gissi, iniziamo ad avvertire forti problematiche con le scuole, dove ogni anno che passa è sempre più difficile formare quantomeno le pluriclassi. Se inizia a diventare difficoltoso usufruire dei servizi sanitari e del servizio scolastico già abbiamo un quadro della situazione di difficoltà. In passato si sono tentate delle politiche intercomunali ma senza avere un grandissimo successo. Il tutto è condito da una viabilità in condizioni ormai sotto gli occhi di tutti. I cittadini registrano quotidianamente problemi e, giustamente, paventano azioni di protesta. Sulla situazione delle provinciali, come recentemente documentato anche dal vostro servizio [GUARDA], abbiamo provato a sollecitare l’ente, anche insieme ad altri sindaci. C’è la vecchia statale 86 in condizioni indecenti, per non parlare del tratto finale della fondovalle Treste verso la Trignina. L’altro grande problema è il collegamento del paese con la fondovalle Treste, una strada comunale distrutta dall’emergenza dello scorso marzo. Non voglio esimermi dalle responsabilità, dobbiamo aggiustarla noi con i fondi comunali che davvero abbiamo difficoltà a reperire. Abbiamo chiesto un aiuto alla Regione ma il progetto non è stato finanziato. Per questo siamo molto arrabbiati, riteniamo che quella sia una frana di una certa importanza, ha tagliato un collegamento non solo del nostro Comune ma anche di quelli vicini. I cittadini di Furci non possono aspettare, abbiamo lavorato per avere un intervento e per adesso rimane un lumicino di speranza sui finanziamenti. Volevamo intervenire prima dell’inverno ma la vedo molto dura.
Con tutti questi problemi da affrontare si rischia di dipingere un quadro di depressione nella vita delle comunità interne. Ma la realtà racconta anche di voglia di vitalità, di entusiasmo dei giovani nel promuovere iniziative così da non essere un paese che si lascia morire lentamente.
Rivedere ciclicamente un certo tipo di vitalità all’interno del paese è fondamentale. Sicuramente c’è questa vitalità, grazie ad associazioni che spesso sono capaci di dialogare, di darsi una mano l’un l’altra perchè il paese ottenga certi risultati anche in termini di visite da parte di turisti in alcuni momenti particolari dell’anno. Penso alle ultime feste patronali in cui tutti hanno collaborato tra di loro, i giovani con gli anziani. Sono quei momenti che ti servono per dire “ci siamo ancora, non è finita” e la speranza c’è perchè vediamo una certa vitalità. Questa forza, questa energia, per un sindaco creano un incontro con gli altri che ti aiuta anche in diversi momenti della tua vita. Una caratteristica che resta forse la più bella del vivere in paese.
Guardando all’attualità e al futuro è sempre più fondamentale unirsi con altri Comuni, trovare delle formule che possano permettere di condividere personale comunale piuttosto che servizi. Per voi questo tipo di esperienza come si sta rivelando?
Per mantenere in efficienza una serie di servizi è necessario trovare una formula di condivisione, ci sono anche alcuni obblighi di legge che ce lo impongono. Però non è detto che convenzionare dei servizi o fare delle unioni sia sempre la soluzione ottimale, abbiamo esempi di unioni dei Comuni che sono andate a finire abbastanza male. Stiamo provando a fare dei ragionamenti condivisi con i comuni di Gissi, San Buono e Liscia. Con questi ultimi due ci siamo uniti per fare il bando per la raccolta differenziata dei rifiuti, siamo arrivati al momento dell’affidamento definitivo. Sono molto contento perchè sarebbe il primo esempio concreto di unione vera tra Comuni per un servizio che il cittadino vede in maniera concreta. È chiaro che non è sempre facile perchè, anche se sono venuti meno motivi di vecchi campanilismi, in questi processi si nota la lentezza della macchina amministrativa. Bisogna iniziare ad impostare la macchina comunale al proprio interno in un certo modo e poi andare all’incontro con gli altri. Se ci imponiamo di lavorare in quest’ottica possiamo unire servizi come ragioneria, ufficio tecnico, ottenendo risparmi economici e miglioramento dell’efficienza. La cosa fondamentale è che, come abbiamo visto fino ad oggi, trovandoci allo stesso tavolo non abbiamo mai parlato di questioni di colore politico ma abbiamo lavorato su questioni di buonsenso. Un Comune oggi non riesce a reggere più il peso dei propri dipendenti e solo se li uniamo possiamo andare ad ottimizzare e razionalizzare certe spese. Anche perchè viviamo la drammatica situazione di riduzione di trasferimenti di risorse da parte dello Stato. Siamo passati dai 386mila euro che lo Stato dava al comune di Furci nel 2010 ai 243mila di quest’anno. Sono 140mila euro in meno per un Comune che ne avrebbe davvero bisogno. Per questo, se rimaniamo soli, non ce la possiamo fare. Per questo, insieme agli altri sindaci dell’entroterra, abbiamo chiesto e continueremo a farlo, che la Regione, nel realizzare l’arretramento della statale 16, preveda il completamento dell’anello già esistente da Vasto Nord a Vasto Sud passando per il fondovalle Cena, intersecando la fondovalle Sinello, Treste e la Trignina.
In questi primi 3 anni di mandato come primo cittadino quali sono stati i momenti più difficili da affrontare?
Ce ne sono stati diversi. Uno dei più brutti è stato sicuramente quando mani ignote hanno dato alle fiamme l’auto dell’avvocato Rosanna Colamarino. Un episodio che, essendo di natura dolosa, come ci hanno confermato le forze dell’ordine, ha destato una preoccupazione molto forte. E poi la calamità dello scorso marzo, giorni difficilissimi le cui conseguenze ci portiamo dietro ancora oggi. Diciamo che è un’emergenza che dura da sei mesi perchè ha bloccato un collegamento fondamentale, arrecando grandi danni a tutti i lavoratori.
Sei un sindaco giovane con una squadra giovane. Qual è il fermento politico che vive il paese?
Non ci sono a Furci sezioni dei partiti più forti a livello nazionale, l’unica sezione presente è quella del Msi. Noi abbiamo fatto una scelta di presentarci come lista civica, come peraltro accade in tanti Comuni, però dietro la lista civica non c’era un’appartenenza partitica. Ognuno ha le sue idee, che sono anche abbastanza variegate tra di loro. In questo periodo abbiamo cercato di dialogare con i rappresentanti delle istituzioni, sia col centrodestra che col centrosinistra. Tre anni fa ci siamo schierati in maniera nuova, cercando di rompere un po’ gli schemi scegliendo una fascia generazionale che non aveva avuto esperienze di amministrazione. Non è stato semplice, specialmente all’inizio abbiamo pagato un po’ il fatto di non essere mai stati nei meccanismi della macchina comunale, anche semplicemente dall’opposizione. Però è stato bello il segnale dei cittadini di volersi affidare a questa nuova generazione.
Hai superato la metà del tuo mandato. Tra due anni ti ricandiderai?
C’è ancora un po’ di tempo, valuterò a livello personale e non perchè l’esperienza non mi sia piaciuta. Anzi, mi sento di dire ad altri giovani che magari hanno il timore dell’unire l’impegno amministrativo con quello lavorativo, di cimentarsi in questa esperienza. Se c’è questa passione, se ci sono il giusto spirito e la voglia di sacrificarsi, invito tutti quelli che hanno queste idee a provare l’esperienza amministrativa, che sia nella posizione di sindaco o quella di consigliere.
In una fase in cui serve intercettare nuovi tipi di economia si parla spesso di valorizzazione del territorio con l’obiettivo di generare turismo e creare i presupposti per un nuovo sviluppo che eviti lo spopolamento dei paesi. Spesso, però, si ha l’impressione che tutto ciò rimanga solo nelle intenzioni.
C’è bisogno di una strategia comune, per un certo periodo lo si è visto con il patto territoriale Trigno-Sinello. Abbiamo vissuto una stagione quantomeno di tentativi e abbiamo vissuto una stagione dal punto di vista turistico, anche semplicemente andando a rinominare, a dare luce ad alcuni monumenti, alle chiese del nostro territorio. Ma è chiaro che non è bastato e non basta. Oggi vedo un tentativo di questo tipo nel progetto aree interne, che coinvolge più direttamente Alto Vastese e Alto Sangro con la forza del Ministero e il sostegno della Regione. Si lavora per aree tematiche, quindi non si lascia fuori nulla, e sarà interessante vedere quali frutti darà. La paura, però, è che le terre di mezzo, come Furci, restino fuori. Bisogna creare innanzitutto un luogo dove trovare questa unità, che deve andare oltre i colori politici. Potrebbe essere l’associazione dei Comuni del Trigno-Sinello, che comprende anche il Molise e la costa. Vasto e San Salvo devono essere Comuni trainanti e non si devono dimenticare di noi. Noi siamo contenti se Vasto e San Salvo vanno avanti perchè possono generare una positiva ricaduta sul territorio. Su questo, però, ci sono delle avvertenze. Intanto bisogna progettare davvero insieme degli itinerari guardando al turismo religioso ed enogastronomico. Durante l’ultima estate San Salvo è stato il punto di partenza di un’esperienza positiva. Ma, guardando all’economia del territorio, dico anche che non possiamo pensare di vivere solo di turismo. Molti paesi si stanno spopolando e la domanda a cui dobbiamo cercare di rispondere è: “questi paesi hanno ancora la possibilità di ospitare persone che vengono a vivere stabilmente qui o no?”. Credo di sì, ma a condizione che si torni a creare le condizioni per insediamenti lavorativi per le vallate che vanno dal Trigno al Sinello. Per vicinanza territoriale penso alla ripartenza della zona industriale di Gissi, che ha la ferita della chiusura della Golden Lady ancora aperta. E poi c’è bisogno di un certo sviluppo programmato nei grandi centri che impedisca il proliferare selvaggio di abitazioni e che dia la possibilità, con infrastrutture degne di questo nome, di rimanere nei centri da cui proviene. Così la risposta a questa domanda potrà iniziare davvero ad essere “sì”.
La scheda di Angelo Marchione
Nato: 26/08/1980
Stato civile: Celibe
Risiede a: Furci
Professione: Insegnante
Sindaco dal 7/05/2012
Schieramento di elezione: Lista Civica “Uniti verso il futuro”
Precedenti incarichi istituzionali: Nessuno
Numero residenti Comune: 1.012