Miriam Abate, operatore di terapie e attività assistite dagli animali (Certificazione Carta Modena 2000) e il suo Dewey, meticcio di 6 anni, anch’esso certificato e assicurato, sono pronti a mettersi a disposizione di strutture ospedaliere, scuole, asili, residenze per anziani e disabili, oltre che per giornate dimostrative del lavoro svolto in simbiosi da Miriam e dal suo fido collaboratore anche presso enti come i Comuni o la Regione che volessero avvalersi della pet therapy per promuovere progetti di varia natura. Miriam e Dewey negli anni scorsi hanno collaborato con l’asilo “L’albero azzurro” in giornate dimostrative sia con la fascia dei più piccoli (1-3 anni) sia con i più grandi (dai 4 ai 6 anni), con il Rotary Club e il suo campo estivo per disabili presso il Centro Vacanze Poker di Casalbordino (per ben tre stagioni), con l’Hospice “Albachiara” di Lanciano presso la sede frentana e quella di Torrevecchia Teatina con i malati terminali fino allo scorso dicembre e con l’ “Artificio Dei – Onlus” di San Salvo, che promuove attività rivolte ai disabili e alle famiglie interessate a queste e grazie al quale Miriam e Dewey hanno avuto la possibilità di trascorrere una giornata con due gruppi classe dell’Istituto Alberghiero “Federico di Svevia“ di Termoli.
Tra i campi di applicazione della pet therapy c’è infatti anche quello scolastico, che può aggiungere un contributo al programma formativo standard grazie a giornate educative di movimento fisico con percorsi di agility dog che possono essere introdotti nelle classi di ogni ordine e grado, soprattutto in presenza di disabili nel gruppo classe. Queste attività aiutano ad interagire il ragazzo con il resto dei compagni, grazie all’attività con il cagnolino che può essere accompagnato nel percorso sia dall’operatore sia dai ragazzi. “Devo ringraziare – ci dice Miriam – la professoressa Carolina Introccia e l’Artificio Dei per aver dato a me e Dewey la possibilità di trascorrere una giornata all’Istituto Alberghiero di Termoli dove sono presenti numerosi ragazzi con la sindrome di Down”. Miriam e Dewey inoltre inizieranno a collaborare con “L’isola che non c’è”, asilo e doposcuola di Vasto, molto attivo per quanto riguarda le attività ricreative.
Ma cos’è la pet therapy? Il termine “pet therapy” deriva dall’unione di due parole inglesi, “pet”, animale domestico, e “therapy”, cura. È detta anche terapia complementare e indica l’utilizzo della relazione uomo-animale per migliorare la qualità della vita di diverse categorie di persone come bambini, anziani, disabili, malati psichiatrici e terminali e per affiancare percorsi educativi, ricreativi e ludici attraverso attività di interazione sia in campo medico sia psicologico. Gli animali utilizzati nella pet therapy sono cane, gatto, coniglio, tartaruga, uccelli, asini, cavalli, delfini e animali da fattoria, rispettando sempre il loro benessere e la loro specificità, differenziando gli obiettivi da raggiungere a seconda dell’ambiente e della persona coinvolta. Il cane, affianca l’essere umano sin dai tempi della Preistoria, ma il termine “pet therapy” è stato introdotto solo negli anni Sessanta dallo psichiatra americano infantile Boris Levinson, che in seguito a un incontro casuale fra il suo cane e un suo bambino autistico osservò come la presenza di un animale potesse divenire un “ponte” tra lui e i suoi pazienti, per comunicare a livello emotivo, espressivo e affettivo. Al di là dei discorsi meramente medici e di protocollo, come deve avvenire per ogni terapia complementare quale è la pet therapy, ovvero una cura che non si sostituisce in alcun modo a quelle base (farmacologiche, fisioterapiche, psicologiche ecc.) ma è “solo” una preziosa aggiunta, abbiamo chiesto a Miriam cosa ha provato durante le ore di lavoro con il suo Dewey. “Nelle ore passate soprattutto presso gli istituti di Lanciano e Torrevecchia Teatina con i malati terminali, che magari da un incontro settimanale all’altro non ritrovavo più, ho avuto la prova del sollievo tangibile che può provare una persona che sta soffrendo per l’incombere del giorno più nero anche solo sorridendo per qualche minuto accarezzando e stando a contatto con Dewey”. “Per quanto riguarda il lavoro con i più piccoli – continua Miriam – i visi allegri e gioiosi dei bimbi quando giocano e familiarizzano con Dewey parlano da sé”. La figura dell’operatore di terapie e attività assistite dagli animali, negli Usa e nel Regno Unito riconosciuta da decenni, sta acquisendo l’importanza che merita anche in Italia, principalmente al Nord.
Dalle nostre parti è ancora una rarità e l’esperienza di Miriam Abate e del suo Dewey sono un’eccezione da poter “sfruttare” in molti campi con risultati e benefici tangibili. Per informazioni, dimostrazioni e vari eventi i contatti di Miriam Abate sono i seguenti: tel. 3890156579 o 087360485 e-mail: [email protected]
Stefano Troilo