“In questa giornata voglio dire grazie e chiedere e perdono. Grazie per tutti i doni che ho ricevuto, da quello della vita a quello del sacerdozio e per tutte le persone che ho avuto accanto in questi 50 anni. Perdono per tutte le volte in cui non ho corrisposto a pieno l’amore del Signore”. Così Don Tommaso Di Stefano ha espresso i suoi sentimenti ieri durante la messa per i suoi 50 anni di sacerdozio. Nella chiesa di Santa Maria del Sabato Santo, di cui è parroco emerito, c’erano l’arivescovo Bruno Forte e tanti sacerdoti vastesi e poi tanti fedeli, da quelli da lui guidati ad Arielli a quelli che, negli ultimi 29 anni, ne hanno apprezzato l’opera a Vasto.
“I tratti della tua umanità, la mitezza, la disponibilità, la forza, sono stati strumenti del Signore nella tua azione pastorale – ha detto monsignor Forte a Don Di Stefano durante l’omelia -. Non dimenticherò mai i colloqui quando doveva nascere questa comiunità del Sabato Santo. Tu eri contento di fare un passo indietro ed essere il secondo, perchè davanti a te c’era un sacerdote più giovane che poteva sostenere gli impegni crescenti”.
Al termine della celebrazione il sindaco di Vasto Luciano Lapenna, presente insieme al presidente del consiglio comunale Giuseppe Forte, ha donato al sacerdote una targa a nome di tutta la città, ringraziandolo per l’impegno profuso nel suo servizio nella parrocchia di Santa Maria Immacolata in San Michele, prima, e oggi a Santa Maria del Sabato Santo. E poi l’omaggio dei suoi parrocchiani, delle catechiste, del gruppo missionario che, per questi 50 anni di sacerdozio, ha preso l’impegno di sostenere negli studi un giovane seminarista della Tanzania.
Un emozionato Don Tommaso ha ripercorso le tappe della sua vocazione, dall’impegno come chierichetto nella sua Fresagrandinaria, agli studi, fino ad arrivare all’impegno nelle parrocchie, tra cui Arielli, e poi a Vasto. Da lui il grazie a tutti i presenti, a tutti coloro che lo hanno accompagnato nel cammino sacerdotale. La sua vocazione ha tratto linfa dalla vita familiare, come ha ricordato in un passaggio del suo discorso. “Una sera, tornato a casa, ho visto che mio padre stava tagliando dei pezzetti di legno. Mi chiesi cosa stesse costruendo e, solo dopo, vidi che aveva realizzato una croce che appese all’interno della porta di casa. Quella croce è ancora lì e tutte le volte che torno a Fresagrandinaria provo un’emozione nel rivederla”.
Dopo la celebrazione eucaristica la comunità ha fatto festa con Don Tommaso nel salone parrocchiale.