Sul lato di via Tronto, dietro ai distinti Tobruk, il muro di cinta è talmente incrinato e spaccato da una lunga crepa obliqua, che il crollo sembra essere questione di giorni. O di qualche settimana. Il degrado è dappettutto: sugli spalti, inguardabili per il sudiciume dei gradoni e dei seggiolini; sulle balaustre dei distinti D’Avalos (chiusi al pubblico da due transenne) che si reggono su un basamento in cui il cemento si sta sgretolando e l’armatura in ferro è scoperta ormai da anni; in campo, dove la copertura delle panchine è sfondata e l’erba è ridotta a chiazze giallastre sul terreno di gioco; sulle ringhiere arrugginite e le porte sfondate della tribuna; nel corridoio tra le biglietterie e la curva d’Avalos, dove è desolatamente abbandonata una delle piramidi di vetro installate, fino a qualche mese fa, in un’aiuola davanti all’ingresso della villa comunale. L’elenco potrebbe continuare.
Ha una novantina d’anni e ne dimostra anche di più: com’è ridotto male lo stadio Aragona. Negli anni Venti le prime manifestazioni sportive: ciclismo, corse podistiche, partite dei pionieri del calcio locale, regionale e non solo. Nel 1951 i lavori di costruzione della prima tribuna. Oggi è un impianto da 5mila 374 posti (939 in tribuna, 1500 in curva d’Avalos, 1413 in curva Tobruk, 743 nei distinti d’Avalos, 779 nei distinti Tobruk) abbandonato a se stesso. Senza decoro, segno della decadenza che deriva dall’incuria.
(Le foto sono state scatte domenica scorsa, in occasione della partita, valevole per il campionato regionale di Eccellenza, tra la Vastese e la capolista Paterno).