A Vasto è davvero difficile trovare qualcuno che non conosca Elio Florio. Un nome che, da decenni, viene associato ai profumi migliori e alla cura di se stessi. La sua profumeria, che fu del padre e che lui, figlio d’arte, ha ereditato e ampliato, trasmettendo la passione a sua figlia Roberta, festeggia il 70° anno di attività. Un traguardo importante. Un’attività storica nel cuore di Vasto.
Quando e come nacque l’idea di aprire una profumeria?
“Mio padre era barbiere. Aveva l’attività nei pressi della chiesa di San Giuseppe. Nel 1945, decise di cambiare lavoro, aprendo una profumeria in piazza Diomede. Era la prima profumeria di Vasto”.
Come hai vissuto quegli anni? Ti sentivi vicino all’attività di tuo padre?
“Uscivo da scuola e andavo al negozio. Poi ci tornavo di pomeriggio. Era una novità per Vasto. Prima ci si profumava dal barbiere e dalla parrucchiera. Solo le persone più agiate potevano permettersi di andare a Pescara a comprare i profumi. Erano gli albori delle profumerie. Inizialmente, c’erano solo prodotti italiani, un retaggio dell’autarchia fascista. I più noti erano Violetta di Parma, Il mio sogno, Etrusca, Notte di Venezia, Vele al vento, Felce azzurra”.
Come ricordi la città di allora?
“Il centro storico era molto popolato, anche perché non c’erano i nuovi quartieri. Via Pescara era la periferia di Vasto, oggi invece è in pieno centro abitato. Tra le attività storiche, nelle vicinanze del nostro negozio ricordo Fiore scarpe, Smargiassi alimentari, l’Avet, dove si giocava al Totocalcio. Subito dopo la guerra, dal ’46-’47 sul mercato italiano della cosmetica furono immessi i primi prodotti americani, come Gillette e Colgate, e francesi, come Soir de Paris, e inglesi, come Atkinsons e Max Factor. Per vent’anni la nostra fu l’unica profumeria di Vasto. Mi ricordo un episodio. All’epoca i parti non avvenivano in ospedale, ma in casa, con l’ostetrica che lavorava a domicilio. Una volta, all’una di notte e nel bel mezzo di una nevicata, sentimmo bussare alla porta di casa. Era il marito di una donna incinta. La moglie stava per partorire. E il marito era stato redarguito dall’ostetrica perché non le aveva fatto trovare un flacone di borotalco”.
Quando prendesti in mano la gestione dell’attività di famiglia?
“Nel 1964 mio padre morì e subentrai io. Avevo 19 anni. Era il periodo del boom economico: Vasto si avviò verso uno sviluppo enorme e, con l’apertura delle fabbriche a San Salvo, in città si trasferì tanta gente di fuori, con un’altra mentalità e altre esigenze nelle spese. Fu la spinta all’apertura di nuove attività commerciali e di livello più elevato. A quel punto, mi accorsi che nel negozio di piazza Diomede stavamo troppo stretti e, allora, nel 1974 decisi di aprire la nuova sede in corso Garibaldi, mentre mio fratello Luciano e mia madre Maria Vincenza continuarono a gestire lo storico negozio di piazza Diomede. Qui in corso Garibaldi successivamente, alla fine degli anni Ottanta ampliai l’attività. Mia figlia Roberta ha studiato cosmetica a Milano e attualmente mi affianca nel lavoro insieme alle mie collaboratrici Viviana, che lavora qui da 17 anni, e Simona”.
Quanto è cambiato rispetto ad allora il centro di Vasto?
“Negli anni Ottanta il centro era molto popolato, era davvero il cuore di Vasto. Oggi è cambiato tutto: la città antica si è svuotata, la gente preferisce passare il tempo nei supermercati. Prima tante persone di San Salvo e Termoli venivano a divertirsi a Vasto. Ora è il contrario: sono i vastesi che vanno a passare il tempo libero nelle città vicine. Ma così si spende di più ed è l’intera città soffrirne, non solo le attività commerciali. La fascia di età tra i 19 e i 25 anni sta sparendo perché i giovani partono per l’Università e qui non tornano dopo aver completato il ciclo di studi. In centro, di recente quattro negozi hanno chiuso i battenti. Bisogna fare in modo che le persone tornino ad abitare in centro. In altre città i vicoli sono animati da numerose botteghe di artigianato, qui invece il borgo antico è deserto e abbandonato, tant’è che di sera, nei mesi autunnali e invernali, diventa pericoloso avventurarsi in alcune zone”.
Conviene ancora aprire un negozio nel centro di Vasto?
“Non lo so. Sono cambiate le abitudini della gente. Il consorzio Vasto in centro, di cui è presidente Marco Corvino, organizza manifestazioni nel tentativo di far rivivere la città antica. Ma non è sufficiente. Servirebbero iniziative da organizzare ogni settimana e manifestazioni collaterali in occasione dei saldi, in modo da invogliare la gente a frequentare il centro”.
Hai qualche rammarico?
“Un unico rammarico. La mia vita poteva cambiare completamente a 19 anni quando, appena diplomato, fui chiamato dalla Banca d’Italia che, per meriti scolastici, mi offrì un lavoro. Ma rifiutai perché, dopo la scomparsa di mio padre, dovevo gestire l’attività familiare”.