Non serve leggere il nome sul citofono per sapere quale sia casa sua. Basta ascoltare con attenzione ed ecco che arrivano chiare le note di un sax che improvvisa su una base di Pino Daniele. Di mattina c’è la tranquillità della casa solitamente invasa dalla gioia dei quattro figli (tre sono gemelli) di Elpidio Tornese, clarinettista e sassofonista vastese. E così, nella saletta che accoglie i suoi studi, qualche prova, e soprattutto è il teatro dei primi passi degli aspiranti musicisti, ecco che Elpidio, Pio come lo chiamano gli amici, ci racconta i suoi anni “in musica”. La passione, come capita a molti, è stata trasmessa dal papà Tito. “Lui suonava la chitarra e io andavo ad ascoltarlo, così mi sono appassionato alla musica. Poi mi iscrisse ad una scuola di musica che Rodosi D’Annunzio (personaggio storicamente legato al mondo delle bande) teneva alla Madonna delle Grazie. Era una scuola economica, alla portata delle possibilità economiche della famiglia. Rodosi, dopo gli inizi con un po’ di teoria, vide che ero portato e mi propose di studiare il clarinetto provando l’ammissione al Conservatorio. Di soldi non ce n’erano e mio padre non poteva comprarmi lo strumento. Il maestro, confidando in me, propose di darmi il suo per sostenere l’ammissione”. La musica diventa quindi una componente importante nella vita di Elpidio, che inizia gli studi a Pescara, sotto la guida del professor Gino Partisan. “Credeva davvero tanto in me. Dopo il diplomino, a Pescara, mi propose di trasferirmi a Pesaro, dove lui si era spostato ad insegnare”. Anche in quel caso si presentava un problema di natura economica. “Mio padre fece presente la situazione ma il professore vedeva grandi cose in me. Il risultato è che per tre anni ho studiato a Pesaro senza spendere una lira. E così nel 1990 mi sono diplomato”. Il ricordo dei due esami sostenuti è affidato alle ance del clarinetto appese nello studio. “Sono quelle dei due esami, le ho volute mettere da parte e conservare per ricordare quelle soddisfazioni”.
Oltre allo studio dello strumento ci fu anche il percorso di studi per conseguire la laurea breve in musicologia. “Feci tre anni di tirocinio a Pesaro e poi iniziai subito con le supplenze a scuola”. Con un diploma al conservatorio arrivarono anche tante esperienze musicali. “Vinsi il concorso nazionale Città di Genova, poi tante orchestre. All’epoca suonavo davvero bene, ero anche nella banda dell’Esercito, con cui girai molto. Però non volli rimanere perchè la vita militare non faceva per me”. Tra le tante bande con cui Elpidio ha suonato c’è anche quella di Vasto. “Fu un’esperienza nata con Rodosi D’Annunzio ma che naufragò dopo non molto. Io mi trovai a raccogliere la sua eredità ma non ero conosciuto ancora nel settore, non riuscivo a portare avanti tutto da solo”. Due anni sulle navi da crociera, poi con le orchestre da giro. Poi arrivò il momento di decidere cosa fare per il resto della vita. “E mio padre mi fece il regalo più bello della mia vita. Lui andava in pensione ed ebbi la possibilità di entrare in fabbrica. È stato importante per poter mettere su famiglia ma anche per il mio rapporto con la musica. Oggi posso suonare la musica che mi piace, dove mi piace e se ci posso andare. Non è poco di questi tempi”. Ma la musica, per Elpidio Tornese, è stato ed è qualcosa di più. “A me la musica ha salvato la vita. Dei miei amici più stretti qualcuno purtroppo è finito al cimitero, qualche altro in galera. Io, da ragazzo, avevo questo impegno con il Conservatorio che mi permetteva di allontanarmi 2-3 giorni a settimana. Stavo con loro ma sapevo che a un certo punto avevo le mie cose da fare. Questo è stato davvero fondamentale per non superare certi limiti”.
Dal clarinetto il passaggio al sassofono è stato molto semplice. “Il clarinetto lo suono ancora, ha un suono magnifico, liquido, che si insinua. Secondo me nessun altro strumento ti regala quelle emozioni. Ma il clarinetto ha un impiego un po’ più limitato. La passione per il sax l’ho vissuta molto positivamente anche perchè ha risvegliato in me la voglia di rimettermi a studiare, di vedere le parti. Anche oggi continuo a studiare per migliorare”. Fatta la scelta di vita di tenere la musica come aspetto “parallelo”, nel 1997 è arrivato il momento del matrimonio con Graziella, che ha portato all’arrivo dei quattro figli. Nel mondo della musica sono arrivate nuove esperienze. Molto importante è quella legata all’associazione culturale Tercer Empleo. “Con Dario e Lorenzo D’Annunzio e Giovanni Laporese è nata questa associazione che ci ha portato a mettere in campo diversi progetti. Siamo stati in carcere, abbiamo fatto progetti con l’Arci e abbiamo suonato anche all’estero. Oltre al gruppo che ha lo stesso nome, nel corso degli anni abbiamo messo su anche progetti funky, jazz”. Ormai nel territorio il nome di Elpidio Tornese è associato al sax e sono diverse le formazioni con cui ha suonato nel corso degli anni. Oggi c’è anche una bella collaborazione con la band in cui suonato Luigi La Verghetta e Paolo Giuliani. Tra lavoro e musica non manca il tempo per fare il marito e il papà. Anche perchè “con quattro figli piccoli quando scendono qui sotto non si capisce nulla”. Nonostante siamo molto piccoli sembrano già pronti per seguire le orme del papà. Qualche settimana fa è stato divertente vedere un video in cui tutta la famiglia Tornese interpretava il Buon Capodanno. “Qui, tra i miei e quelli di mio padre ci sono tutti gli strumenti. I bimbi seguono questa passione di famiglia per la musica”. Anche perchè il sogno nel cassetto di Elpidio è quello “di poter suonare con i miei figli, avere una band con loro. Un gruppo 100% Tornese. So che suonare con il proprio papà forse non è il massimo, anche io quando suonavo con mio padre ero un po’ frenato. Ma con loro c’è tanta complicità. Quando serve sono autoritario, ma poi quando c’è da divertirsi sono il primo. Meno male che c’è mia moglie!”. Dal punto di vista musicale le nuove leve sono già a buon punto. “Tito suona la batteria, Giuseppe il clarinetto. Poi c’è Franca che sta sempre a cantare e Francesco che preferisce le percussioni. Manca il bassista, magari dico a mia moglie che dobbiamo fare un altro figlio per completare la band!”.
Ripensando al passato Elpidio, alle scelte fatte nel suo percorso, Elpidio non ha rimpianti. “Forse l’unico potrebbe essere quello della banda dell’Esercito. Ma, pensandoci bene, non avrei avuto la vita che ho, non avrei avuto questa moglie, questi quattro figli. Sarebbe andato tutto diversamente, sarei rimasto di base a Roma e poi sempre in giro. Invece io sono felicissimo così, non mi manca niente”. Sono passati i tempi in cui “ai primi anni di Conservatorio mi presentavo a lezione con delle false fasciature per non suonare perchè non mi sentivo abbastanza pronto. Poi, verso il quarto quinto anno, mi sono affezionato al professore e sono andato avanti spedito”. Una delle ultime esperienze della banda di Vasto è legata al quartiere San Paolo, dove vive Elpidio. Riemerge il forte potere aggregativo della musica. “Io l’ho vissuto in prima persona. Sarebbe bello provare a fare qualcosa che abbia come unico scopo l’aggregazione, il dare ai ragazzi un impegno positivo. Mi piacerebbe fare qualcosa ma oggi, tra lavoro e famiglia, è difficile trovare il tempo. Però mai dire mai”. Il sax è una passione più recente, il clarinetto il “compagno” di tanti anni. Entrambe gli strumenti sono il mezzo con cui Pio esprime il suo essere e lo trasmette a chi lo ascolta. In attesa, davvero, di vederlo realizzare il suo sogno e trovarlo a suonare in giro con la Tornese Band.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo
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