Dietro le sue tastiere è stato per tanti anni protagonista della lunga stagione dei Senso. Ma la passione per i tasti bianchi e neri di Nicola Ciccotosto affonda le radici molto più indietro nel tempo e, nel corso degli anni, ha saputo fondersi con l’altra passione, l’arredamento di interni, che è divenuto il suo lavoro. Il tutto condito da un sottofondo musicale che è una presenza costante nella sua vita e che traspare chiaramente in ogni angolo della sua casa. Basta osservare la targa in ceramica davanti alla porta di casa per vederlo seduto davanti ad una tastiera. Nella taverna di casa i libri di design si alternano ai dischi. Da un lato il computer dall’altro un bel piano Fender Rhodes. Qualche altra tastiera conservata come una “reliquia” e il grosso dell’attrezzatura “che è montato in sala prove perché in quest’ultimo periodo ci stiamo dando da fare”. Appuntamento al bar per iniziare l’incontro con un buon caffè e poi di corsa nel suo “covo”, dove iniziamo sedersi tranquilli e lasciare che i pensieri scorrano in libertà. “La passione per la musica è arrivata verso i 6-7 anni, mio padre strimpellava un po’ la chitarra, in parte l’ho presa anche da mio zio. Io ero attratto dal pianoforte. Ho iniziato con i soliti studi di musica classica, solfeggio, pianoforte, all’inizio con l’insegnante Giuliana Roberti, poi con Clotilde Muzii alla Scuola Civica musicale. Però, strada facendo, ho capito che non mi piaceva la parte classica della musica.
Alla scuola civica ho conosciuto il maestro Raffaele Bellafronte, grazie a lui ho potuto intraprendere un nuovo percorso. Mi ha insegnato un po’ di composizione e come avere un approccio diverso al pianoforte. A me piacciono più le tastiere, i sintetizzatori, il mondo dell’elettronica. E, anche grazie a quelle nozioni apprese da Bellafronte, ho iniziato a comporre”. Così Nicola ha iniziato ad esplorare il mondo delle tastiere. Il primo strumento fu “la mitica Roland JD800, ce l’ho ancora oggi e la conservo con cura. Oggi ha i tasi un po’ rovinati ma tanti di quei suoni sarebbero attuali”. Dalla scoperta di nuovi strumenti, nuovi suoni, alla formazione di qualche gruppo musicale il passo è breve. “Il primo gruppo si chiamava Reavens, poi arrivarono i Kreo, con cui facevamo più che altro cover, cose divertenti”. La svolta per Nicola arriva quando incontra un altro Nicola. “Posso dire che Cedro è il mio amico e il mio amico musicale da sempre. Dall’incontro con lui in avanti è storia recente. Ci siamo intesi sin da subito sulla composizione, lui è tecnicamente bravissimo, io ho iniziato ad esplorare in modo più approfondito i suoni. E, con Palo, Carmine e Daniele, sono nati i Senso”. E’ stata certamente l’esperienza più importante dal punto di vista musicale per Nicola, che lo ha portato a conoscere ancora di più il mondo delle tastiere. “Piano e tastiere sono mondi completamente diversi. Il pianista sappiamo bene cosa deve fare. Per il tastierista è diverso, deve conoscere le onde sonore, deve sapere come nasce un suono, come si riproduce. Non è mai stata una mia ambizione saper suonare benissimo il pianoforte, mi ritengo un tastierista”.
Oggi l’elettronica aiuta molto in questo senso, ma un tastierista ha a che fare con un numero “importante”, di manopole, tasti. “E’ un lavoro di tempo, ricerca e conoscenza approfondita del tuo strumento. Il bello del sintetizzatore è che sei tu a creare un suono. Inizi a muovere gli oscillatori e crei un suono che è solo tuo. Il più bravo è Boosta dei Subsonica, in Italia è uno dei migliori, anche Andy dei Bluvertigo è un punto di riferimento”. Oggi il lavoro del tastierista vede un grande impiego del computer. “Io non lo utilizzo, forse è una mia pecca dettata dalla svogliatezza nell’impegnarmici. Ho delle tastiere che vanno molto bene e quindi mi piace usare quelle. Diciamo che mi rifaccio ai tastieristi anni ’70. Anche perché quando suoni con il computer sei costretto ad utilizzare un metronomo in cuffia per il batterista. Lo vedo troppo costringente per il resto della band. Sarebbe costringere gli altri a fare sempre le stesse cose. Invece è bello che anche durante un concerto nascano delle cose strane, che ci sia spazio all’improvvisazione”. Dopo l’esperienza “importante” con i Senso arrivano una decina d’anni di pausa in cui Nicola ha messo un po’ da parte le tastiere. “Non avevo più stimoli e non trovato persone che avessero voglia di fare delle cose serie, importanti. Non si trovano ragazzi come eravamo noi 10 anni fa senza avere internet, facebook, in cui registravi ancora su audiocassetta, spedivi i cd. Oggi è tutto molto più veloce. Devi trovare anche una persona con cui riesci a comporre insieme, ci vuole feeling. Con Nicola ci troviamo molto bene nella composizione. Lo si vede quando siamo tutti in sala prove, si crea un suono pazzesco anche se non proviamo da tempo”. Ma la musica è un qualcosa difficile da abbandonare, anche nei periodi di stop. “Quasi per gioco mi sono messo a smanettare col computer e ho visto che le cose che propongo piacciono. Lungi da me definirmi un dj, quello è un altro mestiere. Diciamo che faccio ascoltare della buona musica”.
In questi anni Nicola si è dedicato anche ai suoi studi come interior designer. Un lavoro che, per certi versi, somiglia a quello del tastierista. “Sono due anime che convivono in me. Nel lavoro devo curare e mettere insieme tutte le parti della casa per arrivare ad un risultato ottimale, così come si fa nella creazione di un suono”. Creazione che spesso, quasi sempre, segue l’istinto. “Tu senti dentro di te che quel suono va bene, è difficile da spiegare. Devi stare lì, magari delle ore, a provare e riprovare. Poi magari un suono può funzionare benissimo da solo ma quando poi vai ad inserirlo insieme agli altri non va più, può diventare orribile”. E così, oggi, in una fase di maturità, l’approccio di Nicola alla musica è differente da qualche anno fa. Anche nella “nuova vita” dei Senso qualcosa è cambiato. “E’ stata l’esperienza musicale più importante, la più forte, ma anche la più massacrante a livello d’animo. Oggi ci siamo ritrovati in allegria e, piano piano, stiamo riarrangiando tutti i pezzi, li stiamo snellendo e portando ad una fase attuale. E stanno venendo fuori anche nuovi stimoli creativi, vorremmo entrare in studio di registrazione tra gennaio e febbraio, vedremo. Intanto continuiamo a provare per il concerto del 26 dicembre all’Almanach in cui ci sarà anche una sorpresa”. Dopo qualche anno di stop, in cui anche il confrontarsi con dei nuovi progetti non era andato a buon fine, all’arredatore-tastierista è tornata la voglia di creare. “Ho comprato anche un nuovo sintetizzatore, oggi siamo molto più autocritici, stiamo correggendo tanti errori che facevamo prima. Io, se fino a qualche anno fa dicevo di non aver tempo per le prove, oggi il tempo riesco a trovarlo. Quando hai davvero la passione per qualcosa il tempo si trova”. Anche perché il provare, suonare, registrare è diventato un “piacere personale. Vogliamo proporre le nostre cose agli altri, senza fare cover, per la voglia di suonare”. La stessa voglia e passione che traspare quando Nicola si siede al Fender Rhodes e dall’amplificatore iniziano ad uscire le note che riempiono la sua taverna con quel timbro così particolare.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo
Puntata 1. Loris Baccalà (l’articolo) Puntata 2. Bruno D’Ercole (l’articolo) Puntata 3. Fabio Celenza e Miryam Conte (l’articolo) Puntata 4. Angelo Malàk Ciavatta (l’articolo)