La seduta si preannunciava infuocata e lo svolgimento conferma le previsioni della vigilia. Al termine di un Consiglio comunale ad alta tensione, la notizia non è il rinvio di ogni decisione alla prossima seduta.
Le notizie, in realtà, sono due: l’incomunicabilità totale tra l’amministrazione comunale e la polizia municipale, con i rappresentanti sindacali che hanno abbandonato lo spazio destinato al pubblico urlando: “Vergogna”; e poi la frattura nel centrodestra, che nei giorni scorsi era venuta a galla nelle dichiarazioni dei singoli esponenti politici, ma oggi viene ufficializzata dai battibecchi tutti interni alla minoranza andati in scena nel momento di maggiore tensione, tra le 17 e le 18.
I vigili insorgono – I rappresentanti sindacali della polizia municipale avevano preventivamente inviato al sindaco, Luciano Lapenna, una lettera in cui ribadivano le loro ragioni.
In aula, il centrosinistra boccia la mozione d’ordine con cui la minoranza chiedeva di consentire che un rappresentante degli agenti parlasse al cospetto dell’assemblea. I vigili presenti, 6 in tutto, non gradiscono e, durante il dibattito, dal settore riservato al pubblico (cui è vietato intervenire nel dibattito) fanno sentire la loro voce più di una volta.
La bagarre si scatena nell’ultima mezz’ora. Quando Lapenna prende la parola e parla di sindacato, i vigili presenti contestano, sostenendo che le rivendicazioni riguardano l’intero Corpo di polizia municipale e non solo le due sigle sindacali di categoria cui sono iscritti gli agenti vastesi. Poi si alzano per andarsene, in aperta polemica con le dichiarazioni del primo cittadino. Il presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Forte, li invita a lasciare l’aula. “Vergogna”, è la risposta, ripetuta tre volte.
“L’ordine del giorno di questa seduta – aveva commentato poco prima il tenente Antonio Di Lena, del sindacato Diccap – riguarda la polizia municipale. E’ giusto che i vigili non possano parlare?”.
Più tardi, esibendo la lettera degli agenti, Forte dirà: “Penso che questo documento valga più di qualsiasi dichiarazione”.
Lite nell’opposizione – Davide D’Alessandro (indipendente) porta con sé una banana, in ossequio allo slogan stampato sui manifesti che ha fatto affiggere in città: L’amministrazione delle banane. Nelle dichiarazioni di voto, quando ormai è chiaro che si andrà verso un rinvio (“per ascoltare tutte le sigle sindacali”, aveva sostenuto in precedenza Antonio Del Casale del Pd), D’Alessandro afferma che “Flaiano direbbe: La situazione è grave, ma non seria”.
Ma è grave anche nell’opposizione. E’ evidente la frattura tra Forza Italia e la mini coalizione Progetto per Vasto-Fratelli d’Italia. L’intervento di Guido Giangiacomo viene ritenuto troppo morbido da PpV e Fdi. Massimo Desiati (PpV) lo accusa di “far parte di questa maggioranza”, D’Alessandro definisce “politica del tamburello” l’atteggiamento di Giangiacomo. E’ evidente che, ormai, esistono due opposizioni.
Il voto divide anche la maggioranza – La seduta termina col rinvio: 3 consiglieri manifestano il loro dissenso non partecipando alla votazione (Sigismondi, Desiati e Bischia); 10 i voti favorevoli (Del Casale, Menna, Cianci, Lembo, Vicoli, Del Piano, Marcello, Sabatini e Giangiacomo), 4 contrari (D’Alessandro, Forte, Del Prete e Della Porta) e 4 astenuti, cioè Lapenna, Antonio Monteodorisio di Forza Italia e i socialisti Gabriele Barisano e Giovanna Paolino, che si limitano a dire: “Non siamo d’accordo con la decisione di rinviare”, ma è evidente che c’è dell’altro. Forse “le ruggini per la mancata elezione di Barisano al Consiglio provinciale”, si maligna in aula. Era l’unico candidato del centrosinistra di Vasto. I risultati evidenziano che non è stato sostenuto dai suoi alleati.