Non sono state feste serene quelle vissute dai lavoratori del Cotir di Vasto che stanno portando avanti la battaglia per poter vedere riconosciuto il loro diritto al lavoro e ad uno stipendio. Sedici le mensilità non corrisposte, praticamente da un anno e mezzo qui si viene a lavorare gratis. Nei giorni scorsi i lavoratori avevano alzato il livello della protesta, salendo sul tetto dell’edificio di contrada Zimarino per cercare di ottenere l’attenzione di chi dovrà decidere sul loro futuro.
La protesta è andata avanti e va ancora avanti. Ieri, nel giorno di Pasquetta, niente scampagnate o gite fuori porta. Ma i lavoratori sono tornati a varcare i cancelli del Cotir, accompagnati dalle loro famiglie. Un modo per dire “non molliamo” e anche per fare fronte comune di fronte ad una battaglia che sono intenzionati a portare avanti fino alla fine.
Anche perchè di quei soldi promessi dalla Regione, i 600mila euro annunciati, che poi sono solo 330mila per la sede di Vasto che, al netto dei versamenti da fare all’Inps si ridurranno ad appena tre mensilità per ogni lavoratore, non c’è ancora traccia. Oggi, alla riapertura delle banche, si potrà controllare se i soldi sono stati accreditati. In ogni caso non saranno quelle somme a risolvere una situazione che si fa ogni giorno più angosciante, soprattutto perchè i lavoratori non vedono un futuro per la loro attività di ricerca.
Questa mattina l’attesa notizia. I 330mila euro sono stati erogati, almeno ai lavoratori potranno arrivare quelle 2-3 mensilità che serviranno a tamponare qualche pagamento urgente.
Ieri c’erano mogli, mariti, figli, mamme. Una di loro spiega. “Non vedo un futuro per mia figlia. Ha studiato, ha vinto un concorso, aveva tanto entusiasmo quando è entrata. Non le manca il pane perchè ha una mamma che le sta dietro, ma come può fare a mettere su una famiglia?”. E’ proprio la figlia a fare eco con una battuta che però inquadra la situazione degli ultimi mesi. “Le pensioni dei genitori servono a finanziare la ricerca abruzzese“. Ci sono anche diversi bambini che vivono questa giornata “speciale” cercando di divertirsi in questo posto per loro sconosciuto. Per i genitori l’amarezza di “non aver potuto comprare neanche un uovo di Pasqua”. In qualche caso l’angoscia è ancora superiore. “Nostro figlio frequenta il terzo anno di ingegneria ma non sappiamo se riusciremo a sostenerlo per il preosieguo degli studi, visto che qui la situazione non si sblocca”.
È ancora nero l’orizzonte per i 30 lavoratori del Cotir, che stanno cercando di portare avanti ragionamenti sul loro futuro, visto che “per la Regione la ricerca sembra essere l’ultima cosa. I fondi sono una voce generica del bilancio, a cui destinare le briciole, quando ci sono”. Dito puntato anche contro un cda “che sembra non interessato a questa situazione”. A raccogliere le loro istanze ieri c’era anche il coordinatore provinciale di Sel, Alessandro Cianci. Da oggi si continua con il presidio permanente, cercando anche di organizzare l’azione di protesta per fare in modo che le dichiarazioni e i buoni propositi del mondo politico non siano solo proclami elettorali, ma facciano in modo di trovare una soluzione definitiva al problema.