Ancora un incontro con al centro il progetto della Vallecena srl, società che intende realizzare un impianto per lo smaltimento dei rifiuti speciali e annessa discarica nel territorio di Furci. Ad organizzare l’incontro a Cupello è stato Camillo D’Amico, capogruppo del Pd in consiglio provinciale. “Il consiglio sarà in carica fino al 24 giugno – ha detto D’Amico – ed è nostra intenzione produrre un documento che rafforza le indicazioni di contrarietà già espresse in passato. La nostra non è una posizione preconcetta, dire non ad un’ipotesi implica il dire sì ad altre, a quel Civeta che è una realtà pubblica esistente e che va rafforzato, potenziato, aumentandone i servizi e le possibilità. Quando si parla di rifiuti – ha spiegato D’Amico – si entra in terreni delicati, in cui si insinuano interessi poco chiari. Io credo che quello di Valle Cena sia un impianto non compatibile con questo territorio, che produrrà pochissime opportunità lavorative. E poi c’è la vicenda Bussi che deve farci riflettere”.
È stato il sindaco di Furci Angelo Marchione a ricostruire la vicenda dal punto di vista cronologico e tecnico. Un intervento che ha ripercorso le tappe come già fatto nel corso dell’assemblea dei sindaci dello scorso 28 febbraio. Il primo cittadino ha rimarcato come sarebbero ben 264 i codici CER dei rifiuti da smaltire a Furci. “Non mi fa dormire tranquillo – ha sostenuto Marchione – il fatto che tutti questi rifiuti vengano trattati allo stesso modo, con un unico metodo”. Poi un interrogativo. “Il comitato VIA è composto da tecnici. Ma si può demandare tutto solo alla tecnica o la politica si deve prendere delle responsabilità? È nel vuoto di una decisione politica che si inserisce, legittimamente, chi vuole portare avanti la sua attività imprenditoriale. Ma nel nostro territorio lo sviluppo deve ripartire con l’ambiente, l’agricoltura, l’artigianato”.
Spazio poi ai rappresentanti delle associazioni ambientalistiche. Chiara Rizzi, del Forum per l’acqua, ha spiegato come “il comitato VIA, in tutta Italia, valuta i progetti in tempi brevi. È stato calcolato che quello abruzzese esamina un progetto in nove minuti. Siamo disposti ad accettare una decisione valutata in appena nove minuti? Inoltre la legge dice che il comitato VIA nei casi necessari dovrebbe andare sul posto a valutare le situazioni, mi sembra che questo non avvenga mai”. Viste le sue competenze ha ricordato come “il torrente Cena è già classificato come pessimo. Quindi quello che andrebbe fatto è ridurre le cause di inquinamento, non di certo aggiungerne altre”. Giuseppe Di Marco, direttore di Legambiente Abruzzo ha rimarcato come “ci troviamo a discutere di un progetto del 2005. Non è possibile trovarci dieci anni con gli stessi concetti, quando le tecnologie sono andate avanti. Nella commissione VIA i passaggi avvengono con tranquillità, fino a quando non ci sono amministratori, associazioni, comitati, che si agitano. E causano danni anche alle società che hanno diritto di fare impresa, non dando decisioni certe e uniformi. Ma voglio ribadire che noi non siamo quelli che dicono solo no. Parlando del Civeta è vero che ha avuto alti e bassi nella sua storia. Ma dobbiamo capire che evoluzioni avrà per il futuro. La sfida da raccogliere è quella della raccolta differenziata, puntando a riduzione, riciclo ed efficientamento del recupero energetico”.
Una posizipne critica è emersa da Giuseppe Lucarelli, presente tra il pubblico. “Ma se l’impianto è a norma perchè dobbiamo dire di no? Abbiamo già una bomba ecologica sul territorio di Cupello, il Civeta. E se frana quello? Cosa succede al fiume? Se c’è tutta questa preoccupazione allora facciamo una raccolta firme per far chiudere anche quello, visto che anche lì ci sono rifiuti che vengono trattati”. Una considerazione anche sull’aspetto dei posti di lavoro. “Se è vero che ci saranno dieci posti di lavoro, vuol dire che saranno coinvolte almeno 10 famiglie e poi l’indotto. Di questi tempi in cui il lavoro non c’è non mi sembra poco. E valorizziamo quello che abbiamo, il Civeta”.
Sono poi intervenuti, anche con le sollecitazioni di alcune domande dei presenti, Denisso Cupaiolo ed Eliana Menna. Il sindaco di San Buono, sin dai primi momenti al fianco del collega di Furci (prima Argentieri, oggi Marchione), ha ricordato come “di positivo c’è che tutti gli amministratori vogliono tutelare il territorio. Questa è una battaglia di tutto il comprensorio”. Per il capogruppo dell’Idv in provincia sotto attenzione le ultime leggi regionali che riordinano gli enti che gestiscono i rifiuti. “Riunire tutti gli enti consortili sotto l’ATO è una cosa che andrà a scapito dei piccoli comuni. Ve li immaginate più di 400 sindaci riuniti per decidere cosa devono fare per la gestione dei rifiuti? Finiremo per dipendere da quelli delle grandi città. Per me anche altre grandi questioni, come ad esempio la Laeterlite di Lentella, devono essere inserite in un ragionamento globale per decidere su cosa deve puntare questo territorio. C’è un bene, oggi riconosciuto, che è quello paesaggistico. Se ipotizziamo il futuro per le nostre zone non può prescindere dalla tutela del territorio”.