Una festa popolare che unisce fede e tradizione, coinvolgendo tutta la città dai più piccoli ai più grandi. È la giornata de “Le some e la sagne” di San Vitale, una giornata che tradizionalmente si ripete il sabato prima della festa del Santo Patrono di San Salvo (28 aprile), e che quest’anno è stata anticipata per non farla coincidere con la pasta. Tutti sono coinvolti, da chi prepara le some, con i cavalli e i più moderni trattori per ripetere il rito dell’offerta del grano che servirà a preparare i taralli, a chi prepara, rigorosamente a mano, le sagne e il sugo che vengono poi cotti nei calderoni alimentati dal fuoco. E poi ci sono tutti i sansalvesi, che non mancano di partecipare alla festa mettendosi in fila per ricevere il proprio piatto di sagne.
La sfilata delle some, dopo aver percorso tutta la città, ha raggiunto piazza San Vitale, dove il parroco don Raimondo Artese ha benedetto i presenti e il sindaco Tiziana Magnacca ha ricordato l’importanza della conservazione di queste tradizioni popolari. Accompagnati dalla banda di San Salvo ci ci si è spostati presso le scuole elementari, dove era già attivo il Comitato festa San Vitale, che nei due giorni ha coinvolto circa 130 persone per impastare cinque quintali di farina. Con Don Raimondo in prima linea nelle fasi della cottura, attorno alle 12.30 i membri del Comitato e i ragazzi del gruppo scout hanno iniziato la distribuzione delle sagne.
Nella zona della festa non sono mancati i controlli da parte di Polizia Municipale e carabinieri, secondo quanto chiesto dall’amministrazione comunale, per evitare che la giornata di festa si trasformasse in giornata di bevute, come accaduto lo scorso anno. Gli agenti sansalvesi hanno anche sequestrato diversi litri di vino e altre bevande alcoliche, che comitive di minorenni avevano portato con loro in piazza.
La storia de “Le Some” e Le Sagne”
Quella de “Le Some” e de “Le Sagne” a San Salvo è una tradizione molto lunga, che data almeno dal 1745, l’anno in cui le reliquie di San Vitale martire, donate dal cardinale Pier Luigi Carafa (abate commendatario dell’abbazia dei SS. Vito e Salvo del Trigno), raggiunsero – da Roma – la chiesa di San Giuseppe in San Salvo. Nell’occasione – si ricorda – il cardinale offrì un pranzo a tutta la popolazione (circa 500 persone). Le reliquie di San Vitale, custodite in un’urna, sarebbero rimaste da allora nella chiesa arcipretale e il Santo sarebbe divenuto il patrono di San Salvo.
Quale sia il significato delle “Some”, delle “Sagne” e dei “Taralli” gli storici locali se lo sono chiesto a lungo, senza però trovare tra loro un accordo definitivo. Secondo Cirillo Piovesan ed Evaristo Sparvieri, “Le Sagne” si originarono come pasto offerto ai conduttori dei cavalli quando questi portavano il grano (“Le Some”) al Mulino comunale Pantanella (nei pressi dell’attuale sottopassaggio ferroviario per la Marina); mentre i “Taralli” stanno a ricordare il pranzo offerto al popolo. Altri ritengono invece che siano proprio “Le Sagne” l’eredità di quel pranzo e che i “Taralli” costituiscano una sorta di “pane”, la ricompensa, la “messe” per chi ha ben lavorato, elemento contemporaneamente simbolico nella cultura del cristianesimo, in quanto inteso come ricompensa divina per chi ha ben operato nella vita.
Fatto curioso, tuttavia, è che riti assai simili se non identici, si ritrovano per il giorno 28 aprile nella vicina cittadina di Scerni, dove il patrono è però San Panfilo. Ciò fa ritenere che essi potrebbero aver avuto origine in tempi molto più antichi, durante la civiltà pagana, per poi essere fatti propri e trasmessi nel tempo dalla tradizione religiosa della chiesa cattolica.