L’impressione è che ci sia poco da fare. A meno che il Parlamento non faccia una clamorosa marcia indietro rispetto alla riforma della geografia giudiziaria già entrata in vigore a settembre, la chiusura dei Tribunali di Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona seguirà quella degli atri 27 che la legge Severino ha soppresso. Il referendum abrogativo non si farà: lo ha deciso la Corte costituzionale.
I quattro palazzi di giustizia subprovinciali abruzzesi verranno accorpati alle sedi giudiziarie di Chieti e L’Aquila: avverrà dal settembre 2015, vista la proroga di due anni contenuta nel decreto Milleproroghe del 2012 causa terremoto e conseguente inadeguatezza delle sedi accorpanti.
A Vasto, nel giorno della sentenza della Corte costituzionale, gli avvocati si sono riuniti in un’assemblea pubblica nell’aula magna del palazzo di giustizia di via Bachelet, lamentando diverse assenze tra i politici invitati a dare man forte alla protesta e agli ultimi tentativi per mantenere accesa la fiammella della speranza.
La sentenza – La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da Consigli regionali che rappresentano 27 milioni di cittadini, di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria. Poco prima della decisione i sindaci abruzzesi di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, e i comitati territoriali avevano lanciato l’appello affinché i giudici dessero “voce ai cittadini per esprimere democraticamente la sovranità popolare sancita dalla Costituzione”.
L’assemblea di Vasto – Presieduta dal presidente e dal segretario dell’Ordine forense di Vasto, Nicola Artese e Vittorio Melone, nell’aula magna del palazzo di giustizia di via Bachelet si è tenuta un’assemblea pubblica in cui non sono passate inosservate le assenze di alcuni importanti rappresentanti politici del territorio, ma anche della metà degli oltre 400 avvocati di Vasto. A sostenere l’iniziativa c’era anche il presidente dell’Ordine forense di Lanciano, Sandro Sala.
“Ci siamo sentiti non supportati dalla città”, ha detto senza mezzi termini Vincenzo Castellano, rappresentante sindacale dei dipendenti della sede giudiziaria vastese. “Noi siamo 70, in altre città c’è stata una forte mobilitazione, a Vasto no. Anche se si può pensare che qualsiasi intervento possa essere tardivo, lasciamo da parte il pessimismo. Ogni iniziativa sarà appoggiata dal personale”.
I politici finiscono sul banco degli imputati: “Andatevene tutti a casa”, tuona battendo il pugno sul tavolo dei relatori l’avvocato Corrado Squadrone. “Ormai questo Tribunale è già chiuso”.
Il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, chiede: “Dove sono i parlamentari di questo territorio?”.
“La responsabilità della chiusura dei Tribunali – sostiene Ivo Menna – è dell’ex ministro Nitto Palma, eletto col Porcellum e non dai cittadini. Ed è anche vostra, della corporazione degli avvocati, che non si è mai aperta alla città. Non vi fidate dei parlamentari: non vi fidate di Amato, Legnini e dei grillini. La lotta parte da voi. Vi sareste dovuti incatenare davanti al Tribunale”.
Il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, fa sapere di essere assente per impegni istituzionali fuori città. A rappresentare l’amministrazione comunale ci sono il vice sindaco, Vincenzo Sputore, e il presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Forte.
Marco Gallo e Serena Smerilli, attivisti del Movimento 5 Stelle presenti all’assemblea, precisano che il senatore Gianluca Castaldi è a Palazzo Madama per votare contro le trivellazioni petrolifere nel mare abruzzese.
Cobas – La Confederazione Cobas esprime “forte contrarietà rispetto al provvedimento di chiusura dei Tribunali minori, che contrasta con la richiesta di giustizia della popolazione, su cui graveranno costi maggiori. L’appello rivolto a operatori giudiziari e cittadini di Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona è a mobilitarsi per una grande protesta unitaria da porre in atto a Roma, dinanzi alle sedi istituzionali”.