I ventagli rossi distribuiti ai presenti servono a poco. Il caldo è talmente asfissiante che qualche decina di persone si rifugia sotto il porticato del palazzo di viale Perth dove Francesco Menna apre oggi il suo comitato elettorale. Dieci anni fa, proprio di fronte c’era il quartier generale del suo predecessore, Luciano Lapenna. E un’idea di continuità c’è anche nel discorso dell’attuale sindaco di Vasto. Continuità con se stesso, visto che, nel giorno in cui avvia la campagna elettorale per le comunali del prossimo autunno, sale sul palco per “chiedere la fiducia per altri 1800 giorni di mandato per non lasciare le cose a metà, contro i professionisti delle denunce, del fango e delle pozzanghere”.
Davanti a lui ci sono 150 sostenitori che resistono ai trenta gradi e all’umidità opprimente. Introdotto da Debora D’Annunzio, Menna prende la parola scandendo le parole d’ordine, su tutte lavoro e decoro ed elencando una serie di cose fatte o in corso, come il Polo bibliotecario Mattioli e la ristrutturazione del Parco delle Lame (i campi sportivi vengono rimessi a nuovo con un investimento privato dei gestori). Rivendica i recenti vessilli assegnati al Comune: “A breve ritireremo la Bandiera verde. Abbiamo già ritirato la Bandiera blu per le acque pulite e quella gialla per i comuni ciclabili”.
Ammette di non aver fatto tutto quello che ha promesso: “Chiedo scusa a quei quartieri in cui non siamo riusciti ad arrivare. Mi ricandido perché non mi piacciono le cose a metà, perché tra qualche mese potremo tagliare il nastro al terminal bus e a Sant’Onofrio”. “Mi candido contro l’idea di sindaco che non risponde al telefono, che non va nei locali perché è infastidito dalle persone. Voglio un Comune amico di chi, come le associazioni, porta progetti di vita che non devono essere ostacolati dall’onnipotente di turno”.
Ai presenti lancia un appello: “Dobbiamo essere come la fibra ottica, dobbiamo essere ovunque”, “orgogliosi di una città che ha il punto vaccinale più importante dell’Abruzzo”.