A un certo punto alzando la testa si vede, dipinta sul soffitto, una cartina rovesciata dell’Italia. “Questa è la stanza della geografia. Si prendeva uno specchio in modo da poter guardare lo Stivale dal verso giusto”, spiega l’architetto Francescopaolo D’Adamo mentre porta Zonalocale dove da trent’anni non entra nessuno.
Tra le viuzze della Vasto antica, in corso Plebiscito, c’è uno scrigno di storia e di cultura: il maestoso Palazzo Ciccarone, dove il tempo si è fermato.
La storia – Questa fu la casa di Francesco Paolo Ciccarone, che la acquistò nel 1823 dalla famiglia de Nardis. E fu l’abitazione degli eredi, tra cui il figlio Silvio, che contribuì all’Unità d’Italia, e il nipote, Francesco Ciccarone, deputato del Regno d’Italia dal 1904 al 1919.
Tuttora, nell’archivio online della Camera, rimangono molte trascrizioni dei suoi interventi nell’Aula di Montecitorio, come quello dell’8 giugno del 1905, quando chiese la costruzione “di quel faro della Punta della Penna, che dal 1881, dalla bellezza cioè di vent’anni, si trascina in lungaggini amministrative di ogni sorta”.
“Dalla fine del Settecento – riassume D’Adamo – i Ciccarone parteciparono alla vita politica e negli archivi di questa famiglia è racchiusa la storia cittadina, e non solo, degli ultimi due secoli“.
L’idea – Questo straordinario palazzo è disabitato dalla fine degli anni Ottanta. Gli eredi lo hanno offerto in donazione al Comune; il primo contatto negli anni Novanta con l’amministrazione Tagliente, poi altre proposte verbali a partire dal 2003.
I segni del tempo si vedono, causati soprattutto dalle infiltrazioni dal tetto. L’acqua piovana ha fatto danno, ma il pregio storico rimane grande. Palazzo Ciccarone va restaurato. Il problema principale, però, è trovare i finanziamenti necessari ed è probabilmente questo ad aver frenato l’acquisizione dell’edificio al patrimonio comunale.
“In base a un computo metrico in mio possesso – dice D’Adamo – per metterlo a posto servono 800mila euro. Oltre a recuperare la biblioteca, si potrebbero realizzare due progetti: usare una parte del palazzo come sezione dell’Archivio di Stato e nell’altra fare il museo del gusto in cui custodire testi e manoscritti delle storiche ricette vastesi, consultabili previa prenotazione, così da non perdere i sapori della nostra tradizione. Esistono già altri musei simili. In questo modo il palazzo può diventare un luogo interessante per i turisti e produrre reddito per il Comune”.
La biblioteca – Palazzo Ciccarone è anche una fonte di conoscenza. Due stanze sono dedicate alla biblioteca. Nei giorni in cui apre il nuovo Polo bibliotecario Mattioli, riemerge dal passato quest’altro luogo di cultura. Da salvare.
La stanza rossa – “Qui, tra il ’44 e il ’45, alloggiarono gli ufficiali inglesi”, racconta D’Adamo, che indica il pavimento: “A un militare partì accidentalmente una raffica di mitra, che lasciò questi segni. Nessuno rimase ferito”. Quei divani rossi hanno una storia da raccontare.