Si è incatenato davanti al municipio di Vasto. “E starò qui a oltranza, fino a quando il problema non verrà risolto”, dice Orlando Palmer. Da venti giorni i rubinetti di casa sono a secco, perché “tre settimane fa gli addetti di Sasi e Comune sono venuti, insieme ai vigili, a distaccarmi il contatore”. L’uomo vive da quindici anni in un alloggio all’interno dell’ex mattatoio di via Sant’Onofrio: “Nel 2005 – racconta – un documento, timbrato e firmato dall’allora responsabile del settore Servizi del Comune, mi ha autorizzato a utilizzare l’immobile a uso abitativo. Secondo l’amministrazione comunale, all’epoca hanno sbagliato ad assegnarmi quell’appartamento. Per anni ho cercato un accordo, anche con l’amministrazione precedente, ma non sono riuscito a trovarlo.
Ho parlato col sindaco. Mi ha risposto dicendomi che il problema è un debito di 70mila euro del mattatoio nei confronti della Sasi. Ho anche chiesto se fosse possibile fare l’allaccio a nome mio, ma mi è stato risposto di no. Chiedo il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che garantisce a tutti il diritto alla salute. Un diritto che a me, da venti giorni, non viene garantito, visto che l’acqua è di fondamentale importanza anche per le pulizie necessarie a prevenire il Covid”.
Il contenzioso col Comune va avanti da un anno. Prima si è pronunciato il Giudice di pace, poi la questione è approdata in Tribunale. A gennaio la prossima udienza. Nella protesta di stamani, Palmer è stato sostenuto anche da alcuni rapresentanti dei gilet arancioni.
La replica – “Si tratta – risponde il sindaco, Francesco Menna – di una vicenda complessa. Il diritto a una casa popolare è sacrosanto, ma attualmente a Vasto ci sono 115 persone in graduatoria che attendono una casa, ce ne sono altre nel bando per il diritto alla mobilità delle persone con disabilità fisiche e ci sono più di 10 famiglie a Punta Penna che devono essere evacuate perché il palazzo in cui abitano è a rischio crollo. Questa situazione genera una forte domanda di alloggi popolari. Il problema è che questa famiglia, come un’altra che pure risiede nell’ex mattatoio, non fa parte di nessuno di questi bandi, né mi risulta abbia mai partecipato a bandi analoghi. Assegnare una casa a persone che non stanno in un bando significa commettere un reato.
Riguardo agli alloggi dell’ex mattatoio, da 15 anni il Comune paga le utenze e si è visto recapitare una bolletta dell’acqua da 70mila euro. Il Comune ha ritenuto di non pagare per diverse ragioni. La Sasi, di tutta risposta, ha chiuso l’acqua. Ma se lì succede qualcosa, io ci vado di mezzo, perché gli alloggi sono accatastati come stalle. Sono stato costretto a chiudere il mattatoio, perché il Comune ci rimetteva 150mila euro l’anno, visto che le macellazioni erano ormai pochissime. Inoltre – conclude Menna – ho chiesto Asl di intervenire a causa delle discariche abusive di carcasse animali e della presenza di rifiuti speciali, un problema igienico-sanitario”.