Dove finisce l’acqua che scorre nell’acquedotto romano delle Luci? È la domanda a cui cercando di dare una risposta da tempo cooperativa Parsifal e Italia Nostra del Vastese attraverso l’attività di studio ed esplorazione dell’opera di ingegneria idraulica costruita dai romani ai tempi dell’antica Histonium. Dalla stima fatta dai tecnici, che negli ultimi dieci anni si sono calati più volte nei pozzi per esplorare ampi tratti dell’acquedotto ed effettuare misurazioni e rilievi, ogni giorno nel condotto scorrono 150mila litri d’acqua (poco meno di due litri al secondo). Acqua che però non si sa dove vada a finire perchè, dopo il pozzo presente a margine di viale delle Rimembranze, all’interno della villa comunale, non è stato possibile proseguire l’attività esplorativa, nè risultano evidenti punti di fuoriuscita dell’acqua, visto che l’acquedotto è stato progressivamente abbandonato dopo il 1926. Ecco perchè diventa cruciale, visto che la zona a valle è fortemente interesata dal dissesto idrogeologico, riuscire a ricostruire il percorso del tratto finale dell’acquedotto.
Per questo ieri mattina è stata portata avanti una interessante attività di videoesplorazione. Grazie all’interessamento di Franco Scarabelli, e in collaborazione di Angelo Potalivo della Rigenia, a Vasto è arrivato – a titolo gratuito – il team della Dantec, società di Giussano (MB) specializzata nelle videoispezioni in condutture. Con il coordinamento dell’archeologo Davide Aquilano, e degli archeospeleologi Marco Rapino e Fabio Sasso (che per una volta hanno guidato l’esplorazione dall’alto senza scendere nei pozzi), i tecnici Dante Scremin e Daniel Bostan hanno fatto scendere le loro apparecchiature all’interno dell’acquedotto per poterne cogliere aspetti di interesse.