CASALBORDINO – Una telefonata, un video girato con uno smartphone e una denuncia che si diffonde rapidamente tra le chat di WhatsApp e le conversazioni nei bar, nelle piazze, tra le vie del centro. A Casalbordino monta la preoccupazione per la presenza – soprattutto nelle ore notturne – di ex detenuti provenienti dalla Casa Lavoro di Vasto, che, secondo quanto raccontano numerosi residenti, si aggirerebbero per il centro con atteggiamenti ritenuti minacciosi.
I racconti si rincorrono: c’è chi parla di proposte di droga, chi denuncia molestie verbali rivolte alle donne, chi lamenta comportamenti provocatori. La tensione è palpabile e cresce di giorno in giorno. A farsi portavoce del disagio è stato un cittadino, che ha contattato direttamente il sindaco Filippo Marinucci, mostrandogli anche un filmato a supporto delle accuse.
Raggiunto telefonicamente, il primo cittadino non si è sottratto: «Il video ribadisce ciò che dico da tempo ai carabinieri: Casalbordino va tutelata. Ci sono realtà fragili, situazioni delicate. Non possiamo ignorarle».
Relativamente agli ultimi episodi, Marinucci ha precisato: «Queste persone sono sotto la tutela e la gestione di una onlus, non del Comune. Anche se non è una competenza diretta, come sindaco non posso che essere dispiaciuto per quanto sta accadendo. Comprendo la preoccupazione dei cittadini».
Il primo cittadino ha poi spiegato di essere intervenuto nelle sedi competenti: «Ho partecipato all’ultima riunione convocata dal prefetto e ho indicato con precisione le zone più sensibili. I carabinieri conoscono bene il contesto, l’hanno già attenzionato e sanno come agire. Come amministrazione comunale, stiamo potenziando il sistema di videosorveglianza e incrementato, per la stagione estiva, il personale di polizia locale».
A finire nel mirino è chi – secondo la comunità – dovrebbe vigilare con maggiore attenzione su comportamenti e percorsi di reinserimento.
«Se le cose non cambiano» – afferma un residente – «sono pronto a presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Ho un figlio di otto anni, non posso accettare che viva in un paese dove di notte ho paura persino a scendere sotto casa. Non si può far finta di niente».