FRANCAVILLA AL MARE – Si è tenuta ieri mattina, martedì 17 giugno, al MuMi di Francavilla al Mare, la conferenza stampa di presentazione della 76ª edizione del Premio Michetti, alla presenza della sindaca Luisa Russo, dell’assessora alla Cultura Cristina Rapino, del nuovo presidente della Fondazione Michetti Pierluigi Sacco e del curatore della mostra Massimiliano Scuderi.
Durante l’incontro è stato illustrato il progetto espositivo che, per la prima volta, non sarà ospitato unicamente negli spazi della Fondazione Michetti, ma si estenderà all’intero Palazzo San Domenico e coinvolgerà anche alcune aree della città. L’edizione 2025 vedrà la partecipazione di 25 artisti.
Il Premio Michetti, secondo solo alla Biennale di Venezia per storicità, è una delle testimonianze più significative della lunga e prestigiosa tradizione culturale che Francavilla al Mare porta avanti con passione e visione. La nuova edizione segna così l’apertura di un nuovo capitolo nella storia della Fondazione Michetti, da sempre fiore all’occhiello della città, simbolo identitario capace di coniugare memoria, bellezza e innovazione.
Il Premio Michetti è, oggi più che mai, un ponte tra passato, presente e futuro: un’occasione per rinnovare il legame con Francesco Paolo Michetti, figura iconica per Francavilla, e per esplorare al contempo i linguaggi del contemporaneo, accogliendo sperimentazione, ricerca e provocazione. Perché l’arte, per essere viva, deve saper interrogare il tempo, stimolare il pensiero e generare dialogo.
Il concept della mostra trae ispirazione dall’opera Group shows kill the group dell’artista concettuale Les Levine, che già negli anni Novanta denunciava, in modo ironico e provocatorio, i limiti imposti dai temi predefiniti delle mostre collettive, spesso colpevoli di forzare le opere a conformarsi a una narrazione esterna. L’opera, accompagnata da una lettera che ne chiarisce l’intento critico, si dimostra oggi una vera e propria profezia più che un semplice statement.
Nella composizione, alcuni gatti — animali domestici e familiari — sono raffigurati con il celebre slogan impresso sopra di loro. L’immagine richiama le pitture rupestri, intese da Levine come rituali visivi in grado di conferire potere alla comunità. I gatti diventano così una metafora dell’ossessione contemporanea per le mostre di gruppo aggressive, evidenziando l’urgenza di un’arte capace di liberarsi da convenzioni e dinamiche di intrattenimento preconfezionato.
«Con il Premio Michetti riaffermiamo con forza una scelta chiara: Francavilla al Mare punta sulla cultura come leva di sviluppo, identità e rilancio. Investire nella cultura significa creare opportunità, generare economia, valorizzare il nostro patrimonio e offrire ai cittadini — soprattutto ai più giovani — strumenti di crescita, partecipazione e orgoglio. La 76ª edizione del Premio segna un passaggio importante: apriamo la Fondazione alla città, portiamo l’arte negli spazi urbani, coinvolgiamo artisti di rilievo e rafforziamo il nostro ruolo nel panorama culturale nazionale. Francavilla ha una storia importante alle spalle, ma oggi dimostra di avere anche una visione per il futuro», ha dichiarato la sindaca Luisa Russo.
«Francavilla sta crescendo, si sta modernizzando, e con essa cambiano anche i linguaggi espressivi. L’arte diventa sempre più fluida, aperta, contaminata da altri codici e forme.
Per questo motivo sono particolarmente orgogliosa che, anche quest’anno, la nostra città si trasformi in un laboratorio vivo, un punto di riferimento per artisti di rilevanza nazionale e internazionale. È una grande soddisfazione vedere Francavilla diventare luogo d’incontro, di confronto, di produzione culturale, significa che stiamo facendo un buon lavoro e che il nostro messaggio si sta diffondendo», così l’assessora alla Cultura Cristina Rapino.
«Tornare in Abruzzo, dopo esperienze in tanti altri luoghi in Italia e all’estero, è stata per me una scelta felice. L’Abruzzo oggi è un territorio fertile, ricco di energie nuove e di voglia di costruire. Con il Premio Michetti vogliamo dare un segnale concreto di cambiamento e collaborazione, mettendo al centro la qualità della ricerca e il dialogo tra artisti, istituzioni e comunità. Il progetto di questa edizione e della prossima è ambizioso: un nuovo percorso che ho affidato a Massimiliano Scuderi, convinto della sua capacità di ripensare il Premio come piattaforma aperta e inclusiva», ha detto il presidente della Fondazione Michetti Pierluigi Sacco.
«Il mio progetto, Group Shows Kill the Group, nasce da un lavoro degli anni Novanta dell’artista concettuale statunitense Les Levine e si basa su questioni ontologiche ed esistenziali e sulla rilettura critica del concetto stesso di premio. Oggi più che mai, è fondamentale interrogarsi sui formati espositivi e le modalità con cui l’arte contemporanea si confronta con il pubblico. Il Premio Michetti vuole diventare un’occasione per indagare i nuovi linguaggi artistici facendo scouting, un’occasione per mettere in dialogo artisti che condividono affinità e percorsi, ma anche per esplorare pratiche diverse che sappiano confrontarsi con gli oggetti, i linguaggi e i simboli del nostro tempo. Un premio rivisto e aperto, partendo dall’allestimento che si estende per la prima volta all’intero contesto urbano e che riconosce come l’arte contemporanea si faccia con qualsiasi cosa, ma soprattutto con le idee», ha dichiarato il curatore Massimiliano Scuderi.