VASTO – L’adeguamento automatico dei minimi salariali nel contratto dei metalmeccanici, calcolato sulla base dell’indice Ipca depurato dai costi energetici importati (1,3% per il 2024 secondo l’Istat), porterà a un incremento di 27,70 euro mensili per il livello C3 (ex 5º livello). Ma per la Fiom-Cgil si tratta di una cifra simbolica, lontana dalle esigenze reali dei lavoratori.
«È un aumento insufficiente», afferma Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil. «Per questo vogliamo rinnovare il contratto nazionale, chiedendo un incremento salariale complessivo pari a 280 euro mensili nella vigenza contrattuale. Serve una risposta concreta alla perdita di potere d’acquisto che sta colpendo milioni di lavoratori».
Il meccanismo di rivalutazione degli stipendi sulla base dell’Ipca – previsto dalla clausola di ultrattività del contratto siglato nel 2021 – non basta, secondo la Fiom, a tutelare le retribuzioni in un contesto di instabilità economica. Il sindacato rivendica il ruolo centrale della contrattazione nazionale e chiede al Governo un intervento normativo per detassare gli aumenti contrattuali. «È una misura necessaria per sostenere i redditi e valorizzare il ruolo delle parti sociali», sottolinea De Palma.
Il rinnovo del contratto, scaduto a fine 2023, è fermo da oltre un anno. E il dialogo con le controparti – Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica-Confapi – non ha ancora prodotto una ripresa del negoziato. Per sbloccare l’impasse, Fiom-Cgil ha indetto uno sciopero nazionale di 8 ore per giovedì 20 giugno, con manifestazioni regionali in tutta Italia.
«I metalmeccanici torneranno a mobilitarsi – conclude De Palma – per chiedere una vera trattativa. La nostra piattaforma è chiara: servono aumenti veri e maggiori tutele».
Il braccio di ferro tra sindacati e imprese potrebbe proseguire nei prossimi mesi, anche in vista di una possibile stagione autunnale calda sul fronte contrattuale, con la questione salariale che torna a occupare una posizione centrale nel dibattito economico e politico del Paese.