VASTO – A Vasto la partecipazione al recente referendum si è attestata al 30,5%, registrando un’astensione pari al 69,5%, un dato lievemente inferiore rispetto alla media provinciale di Chieti, ferma al 31,8%.
Il risultato assume un rilievo politico particolare, secondo i consiglieri comunali Vincenzo Suriani, Francesco Prospero, Guido Giangiacomo e Antonio Monteodorisio, alla luce della scelta dell’amministrazione comunale di schierarsi ufficialmente a favore del Sì, attraverso una mozione approvata dalla maggioranza nel consiglio comunale del 28 maggio scorso.
«Per la prima volta nella storia della città – sottolineano i consiglieri – l’amministrazione ha deciso di partecipare attivamente a una consultazione referendaria, impegnando il Comune a promuovere il dibattito pubblico. Tuttavia, invece di garantire un confronto pluralista, sono stati organizzati solo eventi unilaterali, finanziati con risorse pubbliche, a sostegno di una sola posizione».
Secondo Suriani, Prospero, Giangiacomo e Monteodorisio, l’alta percentuale di astensione rappresenta una bocciatura evidente della linea adottata dall’amministrazione guidata dal sindaco Francesco Menna e, in particolare, degli esponenti Cianci e Del Viscio, indicati come i principali promotori della campagna per il Sì.
I consiglieri di opposizione rilevano inoltre che, nonostante una partecipazione al voto attribuibile in gran parte a elettori di sinistra e centrosinistra, circa il 38% dei votanti vastesi ha espresso un No netto al quesito referendario più sostenuto dalle forze progressiste.
«È un dato significativo – affermano – che conferma la distanza tra la cittadinanza e una classe dirigente che ha cercato di intestarsi una battaglia ideologica senza riscontro nella realtà. Dopo le recenti sconfitte, come quella in ambito Anci e la perdita del controllo sulla Sasi, la maggioranza locale colleziona un ulteriore passo falso».
I quattro esponenti concludono sottolineando il rispetto per tutti i cittadini, sia per coloro che hanno votato sia per chi ha scelto consapevolmente di non partecipare, ma ribadiscono che l’astensione massiccia rappresenta un segnale politico da non sottovalutare.