VASTO – Ci sono date che non si contano, ma si portano dentro. Il 2 giugno 1946 è una di quelle: non una semplice pagina di calendario, ma un crocevia della storia italiana, il momento in cui un popolo stremato dalla guerra e dalla dittatura trovò la forza di guardarsi allo specchio e decidere il proprio destino.
Quel giorno, gli italiani — per la prima volta anche le italiane — furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica. E scelsero la Repubblica. Con quel gesto, non soltanto chiusero un’epoca, ma ne inaugurarono una nuova, fondata su un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: il potere appartiene al popolo.
La scelta maturò in un’Italia ferita ma viva, assetata di riscatto dopo vent’anni di fascismo e una guerra devastante. E fu solo l’inizio. Da lì prese forma la Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, scritta con l’inchiostro della memoria e della speranza, nata dal confronto e dalla volontà comune di non ripetere più gli errori del passato.
Oggi, il 2 giugno non è soltanto una ricorrenza istituzionale. È una giornata che chiede rispetto, ma anche partecipazione. È un invito a ricordare che la libertà non è mai scontata, che la democrazia va vissuta ogni giorno, non solo celebrata.
Che sia dunque una festa, sì, ma anche una riflessione: su chi eravamo, su chi siamo e su dove vogliamo andare. Perché la Repubblica non è un’idea astratta. È un patto vivo tra cittadini, è l’unità nella diversità, è l’impegno di ciascuno a costruire qualcosa che valga per tutti.
Buona Festa della Repubblica a chi crede ancora che partecipare sia il primo dovere della libertà.