LANCIANO – La multinazionale tedesca Rheinmetall ha annunciato la dismissione del proprio settore automotive, avviando il processo di vendita di circa 40 stabilimenti e centri di ricerca tra Europa, Nord America, Cina e Giappone. L’operazione coinvolge complessivamente oltre 10.000 addetti, di cui 430 in Italia. Tra gli stabilimenti interessati figura anche la Pierburg di Lanciano, in Abruzzo.
La decisione rientra in una strategia di focalizzazione del gruppo sulla produzione di armamenti, settore ritenuto in forte espansione. Proprio nei giorni scorsi, i Cobas delle sedi di San Salvo e Vasto avevano organizzato, il 17 maggio, un convegno dal titolo “Dal Green Deal all’economia di guerra”, nel corso del quale erano stati sollevati timori circa un possibile spostamento degli investimenti dall’industria civile a quella militare.
Secondo i Cobas, il caso Rheinmetall conferma una tendenza già in atto, che vede anche altre aziende – come Leonardo – orientarsi verso la difesa. Leonardo ha recentemente siglato una joint venture con Rheinmetall per la progettazione di un nuovo carro armato destinato a un eventuale esercito europeo.
Il passaggio dall’automotive al comparto bellico viene giudicato allarmante sotto diversi profili. In particolare, i rappresentanti sindacali mettono in guardia dal rischio di una progressiva erosione delle competenze industriali civili, a favore di quelle militari, e di una deviazione delle risorse pubbliche e private da obiettivi sociali a logiche di difesa.
Nel ribadire solidarietà ai lavoratori della Pierburg di Lanciano, i Cobas chiedono un intervento immediato da parte della Regione Abruzzo. In particolare, si chiede che non ci si limiti a misure di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione, bensì che si predisponga un vero e proprio piano di riconversione industriale a vocazione civile.
L’appello si estende anche ad altri siti a rischio riconversione militare, come la Teknè di Ortona. Secondo i Cobas, solo un impegno strutturale per un’industria orientata a fini pacifici può garantire una prospettiva di lungo periodo stabile per i lavoratori e una crescita sostenibile per il settore metalmeccanico nazionale.