VASTO – Si è svolto questa mattina a Piazza Fiume, nell’area dell’ex stazione ferroviaria di Vasto, un sit-in promosso da una fitta rete di associazioni ambientaliste, culturali e civiche contro l’emendamento proposto dal consigliere regionale Nicola Campitelli alla legge regionale 5/2007, che consentirebbe l’installazione di punti ristoro ogni 400 metri lungo la Via Verde della Costa dei Trabocchi.
Nel mirino dei manifestanti il rischio concreto di un’urbanizzazione diffusa lungo uno dei tratti costieri più suggestivi e delicati d’Abruzzo.
«Un chiosco ogni 400 metri, anche se in legno e con criteri di sostenibilità, rappresenta comunque un’aggressione al paesaggio» – afferma Lino Salvatorelli, presidente di Arci Vasto – «La Via Verde è un bene comune che funziona proprio perché è immersa nella natura. Alterarne la vocazione significa mettere a rischio il suo valore turistico, sociale e culturale».
Parole condivise anche da Patrizio Lapenna, direttore di Confesercenti: «Noi siamo un’associazione di imprenditori, ma capiamo bene che qui c’è in gioco la tutela di un patrimonio ambientale. Ci sono ex stazioni ferroviarie ferme da anni, contenitori ideali per accogliere servizi. Invece si pensa a chioschi che, oltre a non avere senso economico, rischiano di fallire presto e deturpare il paesaggio».
Luigi Salvatorelli, presidente del Ciclo Club Vasto, rilancia un’idea alternativa: «Noi crediamo nello sviluppo, ma deve essere equilibrato. L’ex stazione di Vasto potrebbe diventare un bike hotel, un punto di riferimento per il cicloturismo. Ma se ogni 400 metri nasce un’altra struttura simile, si perde valore. La Via Verde deve crescere, ma in modo ragionato».
Molto dura anche Bianca Campli, presidente del Club per l’Unesco di Vasto: «L’UNESCO nasce per promuovere la pace e proteggere cultura e ambiente. La proposta di Campitelli va in direzione opposta. L’Italia ha firmato la Convenzione europea del paesaggio: un intervento del genere la irride. Non possiamo piegare la costa a una logica da bottega, dove solo il business conta. L’urbanistica non è il galateo: è armonia tra uomo e territorio. Quello che si vuole fare qui è altro, è una forzatura, un danno, una perdita per tutti».