VASTO – Gli operatori portuali del porto di Vasto intervengono con una nota ufficiale per replicare alle dichiarazioni del presidente della Camera di Commercio Chieti Pescara, Gennaro Strever, che nei giorni scorsi, durante un convegno pubblico, ha definito il sistema portuale del Medio Adriatico «quasi artigianale».
Una definizione che ha sollevato perplessità e malumore tra gli addetti ai lavori, in particolare in Abruzzo, dove il porto di Vasto rappresenta una realtà operativa consolidata e in espansione. Nella nota diffusa oggi dagli operatori portuali vastesi, si contesta il giudizio espresso da Strever, considerato «ingeneroso» e «scollegato dalla realtà dei fatti».
«Non riusciamo a comprendere a cosa si riferisse il presidente Strever quando ha definito il sistema portuale del Medio Adriatico come “quasi artigianale”» si legge nella nota. «Con tutto il rispetto per la libertà di espressione, riteniamo che sminuire un sistema che continua a movimentare ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di merci, al servizio di grandi gruppi industriali e dell’economia reale di interi territori, sia un errore di valutazione».
Gli operatori evidenziano come il porto di Vasto, in particolare, sia coinvolto in attività logistiche strategiche. «Il nostro scalo ospita uno dei terminal siderurgici più attivi del centro-sud, movimenta componenti eolici per progetti internazionali e ha svolto un ruolo chiave nel garantire continuità produttiva allo stabilimento Stellantis di Atessa durante l’emergenza causata dall’esondazione del Po. In quel frangente si è lavorato senza sosta, giorno e notte, inclusi i festivi, per assicurare la partenza dei furgoni verso gli altri porti di destinazione».
Nella nota viene anche sottolineato il ritardo infrastrutturale che penalizza da anni il potenziale dello scalo vastese. Il piano regolatore portuale, approvato nel 2014, prevede:
- l’aumento del pescaggio da 10,5 a 12 metri;
- l’accoglienza di navi superiori ai 200 metri di lunghezza;
- la realizzazione di piazzali per 150.000 mq e 2.000 mq di banchina;
- un collegamento ferroviario intermodale ferro/gomma/mare.
Tuttavia, denunciano gli operatori, molti degli interventi previsti sono ancora in attesa di realizzazione. Tra questi:
- 12 milioni di euro (fondi CIPE regionali) per l’allungamento del molo sopraflutto, «ma ad oggi non si hanno notizie sull’inizio dei lavori»;
- 6 milioni di euro per l’ampliamento della banchina di levante, «con lavori in corso ma a rilento»;
- 25 milioni di euro del Fondo di Coesione, «annunciati, ma senza progetto pubblico noto»;
- 25 milioni di euro stanziati da RFI per l’infrastruttura ferroviaria sulla banchina di levante, «presumibilmente ancora in fase progettuale».
«Da chi ricopre ruoli istituzionali di rilievo – aggiungono – ci saremmo aspettati una maggiore attenzione all’evoluzione reale dei porti abruzzesi, magari attraverso un aggiornamento puntuale sugli investimenti e le tempistiche di realizzazione, piuttosto che un giudizio sommario».
Gli operatori concludono con un appello: «Riconoscere il valore e il lavoro quotidiano dei porti abruzzesi è il primo passo per costruire un serio percorso di rilancio infrastrutturale. Più che giudizi, servono impegni concreti per snellire le procedure burocratiche e ridurre i tempi tra stanziamenti e cantieri. La competitività del territorio dipende anche da questo».