ABRUZZO – In un comunicato diffuso ieri, la FP CGIL Abruzzo-Molise ha denunciato con fermezza le conseguenze delle recenti decisioni del Dipartimento regionale Sanità, che ha comunicato alle quattro ASL abruzzesi il mancato finanziamento del decreto legge n. 35 del 2019, conosciuto come «decreto Calabria».
Secondo il sindacato, questa scelta comporterà una «drastica diminuzione dei fondi aziendali destinati al pagamento del salario accessorio». In concreto, si traduce in un taglio di voci stipendiali fondamentali come produttività, progressioni economiche, condizioni di lavoro e incarichi, aggravando ulteriormente la situazione economica dei lavoratori già colpiti dall’aumento regionale dell’IRPEF.
La FP CGIL non usa mezzi termini: «Non è questa la strada da perseguire. Non possono essere i dipendenti a rimetterci in prima persona». Il sindacato sottolinea come le problematiche del comparto siano state più volte sollevate nei tavoli istituzionali, senza però ottenere risposte concrete dalla Regione. «Registriamo quotidianamente, nostro malgrado, l’acutizzarsi delle criticità – si legge nella nota – intervenire sulle dotazioni organiche e sul salario sarebbe una priorità, ma la Regione ha ignorato tutto, scegliendo di procedere in direzione ostinata e contraria».
Il quadro che emerge è pesante. Il personale sanitario abruzzese è chiamato ad affrontare turni massacranti in un contesto segnato da carenze di personale, stress operativo e crescenti difficoltà strutturali. «E ora – prosegue il comunicato – quest’altra tegola del mancato pagamento del decreto Calabria rischia di compromettere ulteriormente l’equilibrio già fragile del sistema sanitario».
Il sindacato contesta anche la logica della politica sanitaria regionale: «Non è così che si investe nella qualità del servizio. Colpire gli operatori sanitari non garantirà economie, né qualità dell’assistenza, né soluzioni organizzative efficaci».
La FP CGIL annuncia che non resterà ferma: «Metteremo in campo ogni azione lecita per tutelare cittadini e operatori sanitari, unici esenti da colpe nella drammatica situazione in cui versa la sanità abruzzese». Un messaggio chiaro che si aggiunge al crescente malcontento nel settore, aggravato da una gestione giudicata «sorda e inadeguata» alle richieste degli addetti ai lavori. «Basta pagare sempre gli stessi: cittadini e lavoratori» è la chiosa del sindacato.