VASTO – Dopo mesi di silenzio e a campionato concluso con la salvezza della Pro Vasto, Raffaele Esposito, ex proprietario della Vastese Calcio, ha deciso di rendere pubblica la propria versione dei fatti attraverso un comunicato stampa in cui ripercorre, con toni duri e profondamente delusi, la sua breve ma intensa esperienza alla guida del club biancorosso, che si è conclusa nell’ottobre del 2024.
«Ho atteso la fine del campionato per rispetto della squadra, dei tifosi e della città, ma ora è tempo di chiarezza», scrive l’ex presidente. Una chiarezza che parte dall’inizio del suo impegno a Vasto, intrapreso insieme al collaboratore Antonio Palermo. «Fin dal primo incontro con l’allora presidente Bolami, la situazione appariva critica. Ma abbiamo deciso di andare avanti, spinti dalla passione per il calcio e dalla convinzione che questa piazza meritasse molto di più».
Esposito parla di mesi caratterizzati da sforzi economici e gestionali, segnati però da un nodo centrale: il mancato pagamento dei calciatori. «Una ferita profonda – afferma – ma la realtà è che Bolami aveva garantito il saldo delle spettanze, millantando sponsorizzazioni e impegni mai realmente esistiti. Alcuni sponsor contattati ci hanno addirittura minacciato di denuncia».
Nella nota si evidenzia anche l’assenza totale di supporto da parte dell’imprenditoria locale e delle istituzioni. «La risposta era sempre la stessa: ‘Salvate il titolo, poi ne parliamo’. Anche l’amministrazione comunale è rimasta inerte. L’assessore allo sport ha definito il titolo sportivo della Vastese Calcio una ‘fetecchia’, salvo poi pretendere garanzie formali da noi, senza offrire nulla in cambio».
Dalla Vastese Calcio alla Pro Vasto
Non manca il riferimento all’operazione tentata con il Casalbordino e alla nascita della Pro Vasto: «Volevamo unire le forze. Invece, è stato escluso anche Marco Castelluccio, il quale ha agito con grande correttezza, cedendomi il titolo sportivo in piena fiducia. Fiducia che sento di aver tradito e di cui mi sento responsabile».
Esposito ricorda poi gli sforzi personali per sostenere la squadra all’inizio della stagione: «Abbiamo gestito direttamente l’alloggio di 23 atleti in un B&B, sostenendo tutte le spese fino alla fine di ottobre. Dopo la nostra uscita, nessuno ha preso in carico la situazione, lasciandomi solo a gestire i danni e le contestazioni».
Esposito parla infine di un’opera sistematica di «delegittimazione e logoramento», che avrebbe portato alla sua uscita e a quella dei suoi collaboratori, tra cui il direttore generale Sabatino e il direttore sportivo Palermo: «Non si voleva Castelluccio. Non si voleva me. Non si voleva nessuno. Si voleva solo un titolo “pulito”, da gestire in solitaria. Il risultato? Il titolo è stato acquisito a costo zero. E chi ha dato tutto, come Sabatino e Palermo, è stato cacciato senza alcuna riconoscenza».
La conclusione è amara, ma ferma: «Non cerco vendette né compatimenti. Ma la verità, quella sì. Perché chi ha agito nell’ombra, chi ha pensato solo a sé stesso, non avrà mai un lieto fine. Il tempo e il campo sono giudici imparziali. Ringrazio chi ha creduto in me, anche solo per un istante. A testa alta, con la coscienza pulita».