ABRUZZO – Il 2025 si apre con un bilancio tragico per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, nei primi tre mesi dell’anno si sono registrati 210 decessi in Italia, di cui 150 in occasione di lavoro e 60 in itinere. Un aumento del 9,9% rispetto al primo trimestre 2024, quando le vittime furono 191. Tra le regioni più colpite spicca l’Abruzzo, che entra nella zona rossa con 6 morti sul lavoro, insieme a Basilicata, Trentino-Alto Adige, Umbria, Molise e Campania.
Il dato più allarmante, però, non è solo numerico ma riguarda l’incidenza, ovvero il numero di morti ogni milione di lavoratori. L’indice medio nazionale è di 6,3, ma le regioni in zona rossa superano del 25% questo valore, rivelando una fragilità strutturale nel sistema di sicurezza del lavoro.
A fronte dei 6 decessi registrati in Abruzzo, regioni molto più popolose come Emilia-Romagna (8 vittime) o Lazio (10) restano sotto i livelli di rischio più critici. Dati che impongono un confronto serio anche per l’Abruzzo, che, sebbene non tra le regioni con più morti in assoluto, mostra un tasso di mortalità preoccupante rispetto alla dimensione della sua forza lavoro.
«Come abbiamo più volte evidenziato, il dato di fatto è che negli ultimi anni in Italia gli infortuni mortali sul lavoro non diminuiscono. E ora, i numeri relativi al primo trimestre 2025 mostrano una realtà ancor più preoccupante: rispetto al primo trimestre del 2024 le vittime sono aumentate del 10% circa. Si contano già 210 decessi, 19 in più dello scorso anno. Sei regioni sono in zona rossa e altre cinque in zona arancione, le due fasce critiche in cui raccogliamo le regioni con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale. Davanti a questi dati è evidente che serve un cambio di rotta deciso ed efficace» ha dichiarato Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Vega.
I settori più pericolosi
Nel report, tra i comparti più colpiti figurano Costruzioni e Attività Manifatturiere (21 morti ciascuno), seguiti da Trasporti e Magazzinaggio (18 decessi). Lunedì risulta essere il giorno più luttuoso, con oltre il 22% delle morti avvenute in quella giornata.
Profili a rischio: over 55 e giovanissimi
L’incidenza di mortalità è più alta tra i lavoratori over 65 (16,6 per milione) e nella fascia 55-64 anni (10,3). Preoccupante anche il dato dei giovanissimi tra i 15 e i 24 anni, con un’incidenza di 7,0. La fascia 55-64 anni è anche quella numericamente più colpita, con 55 decessi su 150.
Lavoratori stranieri: rischio doppio
Il rischio di morte per i lavoratori stranieri è più che doppio rispetto agli italiani: 11,9 morti ogni milione di occupati contro i 5,6 degli italiani. Nel trimestre sono 30 gli stranieri deceduti in occasione di lavoro.
Denunce in calo, ma resta l’emergenza
Paradossalmente, calano le denunce di infortunio: 142.843 a marzo 2025, in lieve calo rispetto alle 145.130 dello scorso anno (-1,6%). Tuttavia, ciò non coincide con un miglioramento della sicurezza: la mortalità resta alta e concentrata in specifici settori e fasce di età.
L’Osservatorio Vega rende disponibile il report completo e i dati regionali sul proprio sito (www.vegaengineering.com/osservatorio), offrendo strumenti utili per analizzare a fondo la realtà del fenomeno e contrastare una piaga che continua a insanguinare il mondo del lavoro.