di Anna Bontempo
VASTO – È il vastese Nicholas Tomeo il titolare di un insegnamento, Beni comuni, attivato dallo scorso mese di marzo alla Università del Molise (UNIMOL). In questa intervista rilasciata a Zonalocale Tomeo spiega perché si tratta di un insegnamento innovativo e cosa si intende per beni comuni.
«Per beni comuni non abbiamo una definizione comunemente accettata» – attacca Tomeo – «perché di beni comuni si occupano diverse discipline, scienze giuridiche, economiche, storiche, l’antropologia e la sociologia. Generalmente intendiamo per beni comuni tutti quei beni, strumenti, servizi, che servono alle comunità per avere uno sviluppo del territorio che sia anzitutto sostenibile in termini ambientali, sociali ed economici, ma soprattutto cooperativistici e quindi in senso solidaristico e comunitario. Ci sono varie definizioni che possiamo prendere per buone. Stefano Rodotà diceva che sono utilità funzionali all’esercizio di diritti fondamentali, ma c’è anche un altro insigne giurista, Paolo Maddalena, che ha dato per me una definizione molto calzante, dicendo che sono tutti quei servizi e quegli strumenti che ridistribuiscono i diritti sociali. Laura Pennacchi, un’altra grande studiosa di beni comuni, dice che sono quegli strumenti che servono alle comunità per esistere. Sono tutti quei beni, come ad esempio il clima, la cultura, l’acqua, il sapere che servono alle persone per l’esercizio dei diritti fondamentali».
Perché è un insegnamento innovativo?
«Ci sono poche università che trattano di beni comuni addirittura con un insegnamento che è integrativo di storia del territorio e dell’ambiente il cui titolare è Rossano Pazzagli, uno storico conosciutissimo a livello nazionale, uno dei più affermati studiosi della storia rurale ed economica, sociale italiana» – conclude Tomeo.