VASTO – Domenica 27 aprile la Pro Vasto sarà di scena a Pescara per affrontare la Folgore Delfino Curi, in una gara che assume contorni decisivi nella lotta per la salvezza. A due giornate dalla fine, i biancorossi hanno l’obbligo di tornare a casa con un risultato positivo, anche alla luce del calendario che li attende: l’ultima gara casalinga, infatti, sarà contro il Capistrello, già aritmeticamente retrocesso.
La settimana è stata tutt’altro che semplice. La pesante sconfitta subita mercoledì scorso allo stadio Aragona contro lo Spoltore ha scosso profondamente l’ambiente, gettando nello sconforto squadra, tifosi e società. Un colpo difficile da assorbire, tanto che il tecnico Danilo Rufini, deluso dall’atteggiamento della squadra, aveva deciso di rassegnare le proprie dimissioni subito dopo il match.
Ieri, però, il confronto con la dirigenza ha portato a una scelta di continuità. Una decisione forte, che punta a ricompattare lo spogliatoio e a restituire serenità all’ambiente.
Contro la Folgore Delfino servirà una prova di carattere, proprio quel carattere che è mancato nella sfida contro lo Spoltore. Non ci sono più margini d’errore: ogni punto può fare la differenza in una classifica corta e imprevedibile, dove salvarsi significherà lottare fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata.
Di tutto questo ed altro abbiamo parlato con mister Danilo Rufini, questa mattina, dopo l’allenamento al nuovo Polo San Gabriele.
Mister Rufini,quanto è difficile, in questo momento, toccare le corde giuste per ripartire in vista della trasferta di Pescara?
«Sì, sono stati giorni complicati, sinceramente molto duri. Mi sono sentito deluso, quasi tradito, rispetto alla fiducia che avevo riposto nella squadra. Una fiducia forte, convinta, che nutro tuttora, perché se ho deciso di restare, è perché credo in questo gruppo. Ma una prestazione come quella di mercoledì scorso, in una partita così importante, non me l’aspettavo. Non ci sono alibi.
È vero, abbiamo una squadra giovane, ma la Pro Vasto ha già dimostrato di saper fare grandi cose: ha vinto contro il Penne, sul campo della Torrese, a Celano, ha tenuto testa alla Renato Curi Angolana e al Sulmona. Sul campo avremmo meritato 7, 8, forse anche 9 punti in più. E invece ci ritroviamo in questa posizione difficile. L’inesperienza, certo, ha avuto un peso, ma adesso dobbiamo venirne fuori. Tutti insieme».
Un momento complicato anche a livello emotivo. Cosa l’ha portata a presentare le dimissioni?
«Ero molto arrabbiato, deluso. Sentivo il bisogno di dare un segnale forte, di responsabilizzare il gruppo. La società, nonostante le difficoltà, ha mantenuto gli impegni con i ragazzi fino a marzo. E allora non può essere questo il motivo di un calo di rendimento, soprattutto per una rosa giovane come la nostra, dove l’obiettivo principale deve essere mettersi in mostra, non pensare ai rimborsi spese. Quella era la mia rabbia: vedere una squadra che non lotta. E io non sono uno che accetta di perdere senza combattere. Io sono qui per orgoglio, non per soldi. E se avessi dovuto lasciare, lo avrei fatto rinunciando a tutto, perché per me conta la carriera, conta il valore morale, non il conto in banca».
Poi il confronto con la società e la decisione di andare avanti.
«Sì, i dirigenti sono venuti subito a parlarmi, e devo dire che mi ha fatto piacere sentire la loro fiducia. Ma io ho voluto far capire che serviva un gesto, qualcosa che smuovesse le acque. Dopo il confronto, abbiamo parlato anche con la squadra. L’obiettivo è ricompattarci, uscire da questo momento più uniti, più convinti. E da qui che dobbiamo ripartire. Adesso serve solo fare risultato».
Che messaggio vuole mandare alla tifoseria?
«Alla curva non ho nulla da rimproverare, anzi. Capisco perfettamente la delusione dei tifosi. Ma se vogliamo salvare questa squadra, dobbiamo farlo tutti insieme. I ragazzi hanno bisogno del loro sostegno, del loro entusiasmo. Sono giovani, hanno bisogno di sentire che dietro di loro c’è il calore della città. E poi, a fine partita, se le cose non vanno, è giusto accettare le critiche. Ma durante la gara, il loro supporto può fare la differenza. La curva della Pro Vasto è un’arma in più, non possiamo permetterci di sprecarla».