CHIETI – Le recenti dichiarazioni dell’Assessore regionale alle Attività Produttive, Tiziana Magnacca, in merito all’incontro con il management di Stellantis Italia riaccendono il dibattito sul futuro dell’indotto automotive abruzzese, in particolare nella provincia di Chieti. A intervenire duramente sono le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici FIM, FIOM e UILM, che sottolineano l’assenza di un confronto preventivo con le rappresentanze dei lavoratori.
«Appare evidente che l’Assessore abbia trascurato l’importanza di un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici – FIM, FIOM e UILM – che da anni seguono da vicino le dinamiche produttive dello stabilimento Stellantis di Atessa e dell’intero ecosistema industriale abruzzese», dichiarano i sindacati in una nota congiunta.
Secondo FIM, FIOM e UILM, l’assenza di dialogo preventivo ha impedito una rappresentazione più completa delle problematiche che affliggono il settore. In particolare, le sigle sindacali puntano il dito contro il processo di internalizzazione avviato da Stellantis (ex SEVEL), che starebbe progressivamente sottraendo attività alle aziende fornitrici locali.
«Se l’Assessore avesse avuto la pazienza e la volontà di incontrarci prima del confronto con Stellantis, avrebbe potuto rappresentare con maggiore forza e consapevolezza un problema centrale: il processo di internalizzazione delle attività avviato dalla ex SEVEL, che sta riportando dentro l’azienda attività storicamente assegnate all’indotto. Questa scelta sta causando un evidente spostamento delle difficoltà produttive proprio sulle imprese fornitrici, molte delle quali già in sofferenza. Operazione che continua a creare problemi alle Lavoratrici e ai Lavoratori costretti alla Cassa Integrazione».
I sindacati chiedono un cambio di passo netto nelle politiche regionali e una strategia concreta per il futuro dell’indotto. «Serve un cambio di passo. Non bastano generiche dichiarazioni d’intenti sulla competitività: è urgente avviare un percorso che metta al centro strumenti concreti per sostenere la diversificazione della produzione e dei clienti delle aziende dell’indotto, molte delle quali, per sopravvivere, stanno già delocalizzando o affidando parte della produzione a stabilimenti extraeuropei, come ad esempio all’India».
Nel mirino delle organizzazioni anche i processi di delocalizzazione, sempre più diffusi, che mettono a rischio posti di lavoro e la tenuta del tessuto industriale locale: «La salvaguardia dell’indotto non può essere lasciata unicamente alle logiche di mercato. È fondamentale contrastare con determinazione i processi di delocalizzazione: non sono ammissibili giustificazioni».
Il messaggio finale è un appello alla politica, affinché non resti spettatrice ma diventi parte attiva nella costruzione di un futuro industriale sostenibile per l’Abruzzo: «Occorrono vere politiche industriali, costruite insieme a chi ogni giorno vive e affronta le sfide del settore, con una profonda conoscenza delle condizioni in cui operano migliaia di Lavoratrici e Lavoratori metalmeccanici».