ABRUZZO – «In un solo anno l’Abruzzo ha perso oltre 3.000 abitanti, con le aree interne tra le più colpite». A lanciare l’allarme è il consigliere regionale PD Antonio Di Marco, vicepresidente della Commissione Ambiente e membro del Comitato per la legislazione, che interviene commentando i dati diffusi dall’Istat su natalità e dinamiche demografiche. In una nota, Di Marco denuncia l’inefficacia delle attuali politiche regionali contro lo spopolamento, chiedendo un cambio di passo deciso e l’adozione di una nuova legge organica per le aree interne. «Siamo di fronte a una vera e propria emergenza territoriale, sociale e ambientale – afferma – che non si può più affrontare con misure sporadiche o incentivi simbolici». Il consigliere punta il dito contro il governo regionale di centrodestra, accusandolo di immobilismo e mancata attuazione di interventi già approvati, come l’abolizione del bollo auto per i comuni più periferici.
”L’indagine Istat scatta una foto aggiornata e allarmante di un fenomeno già grave, causato dal crollo delle nascite, dall’invecchiamento della popolazione e dalla mancanza di incentivi capaci di rendere attrattivo il territorio, soprattutto per i giovani. La Regione deve scegliere se restare a guardare o diventare protagonista di un progetto di rinascita, come da membro del Comitato per la legislazione chiedo da quando è iniziata la consiliatura, essendosi manifestate come inefficaci le attuali politiche per alimentare la cosiddetta “restanza” e “tornanza”. Un altro fallimento del Governo di centrodestra, nonostante tutti gli impegni di cui Marsilio si era fatto carico in campagna elettorale. Noi continueremo a batterci perché nessun paese dell’Abruzzo venga lasciato indietro e solo a combattere contro lo svuotamento progressivo della comunità”, così il consigliere regionale PD Antonio Di Marco, come vicepresidente della Commissione ambiente e membro del Comitato della legislazione del Consiglio regionale.
“Lo spopolamento dell’Abruzzo, soprattutto delle aree interne, non è più solo un problema demografico, infatti anche se il 7% della popolazione abruzzese che proviene da paesi dell’Est Europa e dell’Africa non basta a invertire la tendenza – sottolinea Di Marco – . I dati ISTAT parlano chiaro: senza un’inversione di rotta, l’Abruzzo rischia di svuotarsi, soprattutto nelle aree interne. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza territoriale, sociale e ambientale. Non possiamo più accontentarci di buone intenzioni o provvedimenti sporadici: serve un piano organico, strutturale e coraggioso e serve una nuova legge per le aree interne, che tenga conto delle mutate situazioni e: introduca incentivi fiscali reali per chi vive o investe nei piccoli comuni; garantisca servizi essenziali di prossimità, come sanità e scuola, che oggi stanno scomparendo anche a causa di una razionalizzazione fatta in modo quantitativo e non qualitativo; favorisca il ritorno dei giovani con misure su casa, lavoro e impresa; promuova la rigenerazione urbana e ambientale, trasformando borghi spopolati in luoghi innovativi e accoglienti. Le 513 persone che grazie ai 2.500 euro annui di incentivi offerti dalla Regione hanno scelto di venire a vivere in Abruzzo o spostarsi da una provincia all’altra, soprattutto nell’Aquilano, leggiamo dai report del Comitato, sono poca cosa sia perché non frenano i numeri dello spopolamento, che sono oltre l’8,3 per cento della popolazione abruzzese (-14.300 circa) contro lo 0,47 per cento in entrata portato dalla legge 32 – spiega Di Marco – e non sono rosee nemmeno le prospettive future, che vedono incrementi ulteriori dello spopolamento fino al 2027. Serve un passo avanti, insomma, che abbiamo anche cercato di far compiere alla Regione quando, insieme al collega consigliere Pierpaolo Pietrucci, abbiamo proposto e ottenuto l’abolizione del bollo auto per i residenti nei comuni più interni, passata in fase di bilancio anche al vaglio del Consiglio. Una misura concreta, approvata ma ancora non attuata dalla Regione. Ma questo è solo un esempio di come la volontà politica resti spesso impantanata nella mancanza di esecuzione di una maggioranza più avvezza alla propaganda che all’amministrazione dei territori”.