CHIETI – Un asse Chieti-Londra per frenare il gene MYCN, che quando è amplificato concorre all’aggressività del neuroblastoma, tumore solido extra-cranico prima causa di morte per malattia in età prescolare e terzo tumore pediatrico più comune dopo le leucemie e i tumori cerebrali.
L’Università di Chieti, con il Dipartimento di tecnologie innovative in medicina e odontoiatria diretto dal professore Vincenzo De Laurenzi e la partecipazione, tra gli altri, del professore Gianluca Sala, collaborerà infatti con il gruppo di ricerca guidato da Arturo Sala, professore alla Brunel University of London.
Una collaborazione inserita nell’ambito di un più ampio progetto multicentrico chiamato VAMOLAA, promosso e coordinato da Patrizia Perri, ricercatrice senior al Laboratorio di Terapie sperimentali in oncologia dell’istituto Gaslini di Genova. In pratica, più linee d’azione da combinare insieme con uno studio da poco lanciato in fase preclinica e al cui sostegno contribuisce la Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma.
In particolare, il ramo Londra-Chieti riguarda uno specifico braccio di ricerca: «Pensiamo di veicolare una mini-proteina chiamata Omomyc attraverso l’anticorpo anti-GD2 dinutuximab, usato anche nelle terapie di prima linea per il neuroblastoma ad alto rischio. Vogliamo legare, coniugare, Omomyc al dinutuximab», dice il professore Arturo Sala.
«Con l’anticorpo dinutuximab legato a Omomyc – prosegue Arturo Sala – immaginiamo un vantaggio multiplo. Pensiamo di attivare la risposta immune contro il tumore attraverso l’anticorpo anti-GD2 (anticorpo che ha come bersaglio le molecole GD2 espresse sulla superfice delle cellule di neuroblastoma,) con effetto terapeutico. In più, aggiungiamo un effetto diretto sul tumore attraverso Omomyc che penetra nel tumore sia per la sua autonoma capacità, sia per via della coniugazione con l’anticorpo».